lunedì 30 novembre 2015

Intanto, nel mondo - Rassegna Stampa 37



Salve a tutti e benvenuti nell’Internetturbino: il blog piacevole come una caduta dalle scale.


Buon lunedì a tutti (anche se l’espressione “buon lunedì” è palesemente un ossimoro). Come iniziare la settimana se non con una nuova Rassegna Stampa? Questa settimana: docce aggressive; app di merda; diversamente intelligente tagga le amiche in video porno; incredibile violenza domestica in Australia; uso creativo (e idiota) dei preservativi.


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Non aprite quella doccia (potete leggere la notizia qui)
Parliamoci chiaro: due sono i problemi che affliggono il mondo. Lo spreco di acqua e la condivisione del bagno.
Da un lato abbiamo persone che, per lavarsi i denti, fanno scorrere l’acqua neanche fossimo alle cascate del Niagara, dall’altro persone che si asserragliano in bagno per ore (a volte anche prendendo ostaggi), costringendo chi rimane fuori ad arrangiarsi come meglio può, facendola nel vaso dei ficus beniaminus o sotto il tappeto.
Elisabeth Buecher è forse riuscita a porre rimedio ad entrambe le emergenze.
Come?
Inventando una doccia in grado di sbatte fuori l’occupante dopo quattro minuti di utilizzo. La doccia in questione porta l’inquietante nome di My shower is a green warrior” (la mia doccia è un guerriero verde).
Curiosi? Inquietati?
Vediamo un po’ come funziona.
Si tratta, in pratica, di una tenda con una serie di “aculei” in tessuto o in gomma che, allo scoccare dei quattro minuti, iniziano a gonfiarsi sfrattando chiunque si trovi all’interno della doccia.

3, 2, 1... fuori dalle balle!

Certo, il sistema non supera quello brevettato dal signor Bates… però siamo sulla buona strada.

Basta sprecare acqua!

Vorrei proporre alla signorina Buecher anche un altro utile accessorio da bagno, chissà si potrebbe creare una serie di interessante arredi da bagno:

Come il wc che ti uccide appena metti un mi piace su Facebook

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La app più inutile dell’universo (potete leggere la notizia qui)
Come tutti saprete, il web pullula, allo stesso tempo, di invenzioni geniali in grado di cambiare le nostre vite e di cagate colossali dalla dubbia utilità.
Ovviamente, vi parlerò di queste ultime.
Stento a crederci, ma qualcuno ha inventato una app che permette ai propri contatti di far sapere, tramite geolocalizzazione, dove si è fatta la cacca.

Quando si dice un’app di merda (però il logo è simpatico)

L’applicazione in questione, dal criptico nome di Places I've Pooped (Posti dove ho fatto la cacca),  è stata inventata qualche anno fa, ma di recente se ne parla anche qui da noi.
Certo, ormai è un dato di fatto che, a causa della crescente dipendenza da social, in media ogni ora di permanenza in bagno è, grosso modo, così ripartita:

Cacca: 5 minuti
Selfie durante la cacca: 2 minuti
Fotoritocco ed applicazione filtri: 35 minuti
Condivisione su ogni social possibile ed immaginabile: 5 minuti
Lettura commenti al selfie: 13 minuti

C’era proprio bisogno di questa app?
Leggendo la descrizione di questa utile applicazione su Google Play leggo “moderata dissacrazione e humour nero”.
Io avrei detto humor marrone, ma tant’è…
La domanda è: come sarà stata accolta questa app tanto inutile quanto permeata da un profondo spirito cazzeggiatore?
A pernacchie, sputi ed insulti, no?
Non proprio:

Se la gioca con sua maestà la app di Facebook: 



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Il simpaticone di turno (potete leggere la notizia qui)
È un dato di fatto che, in genere, si venga attratti da ciò che non si può avere. Anzi, più l’oggetto del desiderio è fuori portata, più l’attrazione è forte.
Questo spiega, ad esempio, il successo del gioco d’azzardo che sazia l’ancestrale bisogno di fare soldi senza fare una sega; oppure il successo dei calendari osé che permettono di vedere strafighe e fustacchioni nudi senza bisogno di ricorrere ad improbabili tecniche corteggiamento, oppure a losche transazioni economiche.
Rimanendo in tema, una cosa che attrae i maschietti sono le lesbiche. Il che parrebbe una contraddizione assoluta dal punto di vista logico (oltre che da quello sessuale).
Colpa dei porno.
Sapete com’è: due donne iniziano a baciarsi, a limonare, a fare un uso alternativo e ricreativo di qualsiasi oggetto di arredamento a portata di vagine e, infine, arriva l’eroe di turno ed inizia un’avvincente sessione di sesso a tre.

Ovviamente, le cose non vanno proprio così.
Una lesbica è attratta da un pene come un vegetariano da un carpaccio, come il talento da Francesco Facchieti e così via, ma la speranza è l’ultima a morire.
Probabilmente con questo spirito, un ragazzo di Vicenza ha visionato (ovviamente per caso), un porno lesbo su internet.
Immaginate la sua sorpresa quando si è accorto, mentre si stava smanacciando, che le due protagoniste del video assomigliavano a due sue amiche.
Il baldo giovane, ovviamente, ha fatto vedere il porno alle sue amiche, magari sperando in cuor suo che loro dicessero “Sì, siamo noi”, si spogliassero e che partisse l’inconfondibile musichetta da film porno anni ‘70.
Ovviamente le amiche hanno negato, ma tutta la comitiva ha trovato divertente la somiglianza. Grasse risate insomma, fino a che quel genio del protagonista della notizia ha ben pensato di condividere il pornazzo sui social taggando le due amiche.
Risultato?
Apriti cielo. Boom di visualizzazioni, amiche incazzate come iene e denuncia per diffamazione (poi ritirata).
Fonti non confermate sostengono che le due ragazze si siano vendicate scrivendo il numero di telefono del loro amico sui muri dei cessi dei peggiori autogrill della Salerno – Reggio Calabria.

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Incredibile episodio di violenza domestica in Australia (potete leggere la notizia qui)
Non è la prima volta che l’Australia finisce nella Rassegna Stampa… Strano per una nazione simpaticamente famosa per i severissimi controlli agli aeroporti e per la lotta senza quartiere agli snack mal confezionati.
Siamo a Sydney, Australia. La stazione di polizia riceve una valanga di segnalazioni riguardanti un caso di violenza domestica. Il quadro pare subito tragico: grida strazianti di una donna, rumore di oggetti infranti ed una voce maschile che urla ripetutamente “Ti ucciderò! Muori, muori!”.
Allarmati dalla situazione, gli agenti delle forze dell’ordine intervengono rapidamente e si recano all’indirizzo segnalato.
La porta dell’appartamento viene aperta da un uomo madido di sudore ed ansimante, subito incalzato dagli agenti di polizia.
Sulla pagina ufficiale del dipartimento di Polizia di Harbourside (qui) è possibile leggere l’intera conversazione:

Polizia: “Dov’è tua moglie?”
Sospettato: “Non sono sposato”
Polizia: “Dov’è la tua fidanzata?”
Sospettato: “Non sono fidanzato”
Polizia: “Abbiamo ricevuto segnalazioni riguardanti un caso di violenza domestica ed una donna che gridava. Dov’è?”
Sospettato: “Non so di cosa state parlando, vivo solo”
Polizia: “Andiamo! Molte persone ti hanno sentito chiaramente mentre minacciavi di morte una donna che urlava e rumori di oggetti rotti”
Sospettato: silenzio imbarazzato
Polizia: “Dicci, cosa le hai fatto?”
Sospettato: “Era un ragno”
Polizia: “Prego?”
Sospettato: “Era un ragno, uno bello grosso!”
Polizia: “E la donna che urlava?”
Sospettato: “Sì, mi dispiace, ero io… i ragni mi fanno tanta, ma tanta paura…”

"Dai fagli lo scherzone: nasconditi sotto il letto e spaventalo!"
"No, non farlo: immagina il casino... potrebbe arrivare l'esercito!"

In pratica l’uomo, terrorizzato dal ragno, prima ha gridato come una ragazzina ad un concerto degli One Direction, poi lo ha minacciato di morte e gli ha tirato contro tutto ciò che trovava a portata di mano.
Amico mio, sei un mito!
 
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Uso ricreativo del preservativo… ma non in QUEL senso (potete leggere la notizia qui)
Come tutti saprete, il web ci insegna ad usare gli oggetti della vita quotidiana in modo stupido e lo fa in maniera subdola, facendole passare come sfide interessanti!
Vi piace la cannella? Mangiatene un cucchiaio, rischiate il soffocamento e vomitate l’anima!
A chi non fa piacere, di tanto in tanto, concedersi un superalcolico? Sparatevi gli shottini di vodka nell’occhio, così vi sballate prima!
Utili quelle mollette per bucato vero? Vediamo quante riuscite ad attaccarvene in faccia!
Qualche tempo fa, per esempio, andava forte la moda di ingurgitare inquietanti caramelline dai gusti (a sorpresa), più improbabili: sottopalla di muflone, ascella pezzata dopo sessione intensiva di CrossFit, deiezione di chihuahua dissenterico… ovviamente riprendendosi con una videocamera mentre lo si faceva.
Qualcuno, poi, si ricorderà la moda dell’Ice Bucket Challenge che consisteva nel sottoporsi a terrificanti gavettoni ghiacciati e sfidare qualcun altro a fare lo stesso. Una boiata, insomma, ma per un buon fine: raccogliere fondi per la ricerca contro la SLA.
Adesso, però, è giunta l’ora che gli utenti del web si uniscano per un’altra grande battaglia di civiltà: sensibilizzare i giovani all’uso del preservativo!
Bene, bravi!
Nobilissimo scopo, anche perché c’è ancora chi si ostina a fare improbabili calcoli matematici trigonometrici combinando periodo fertile, fasi lunari e calendario Maya per cercare, invano, di evitare gravidanze insperate e chi, più semplicemente, si affida alla buona sorte.

Sorpresa!

Lo scopo di questa Condom challenge, quindi, sarebbe anche nobile.
Ovviamente, non è tutto oro quel che luccica, altrimenti non leggereste la notizia qui nella Rassegna Stampa. La Condom challenge, infatti, consiste nel gettare un preservativo colmo di acqua sulla testa di qualcuno in modo tale che il profilattico avvolga la faccia dell’idiota di turno in questo modo:

Ottenendo il classico effetto noto come faccia di c***o

Ora, sarò pure un all’antica, ma se una tipa mi dovesse dire “Prendi un preservativo che ci divertiamo un po’”, a tutto penserei tranne che ai gavettoni…
A parte gli scherzi, già vedendo fotografie simili a quella che vi ho mostrato qui sopra, mi sono chiesto se non fosse un tantino pericoloso infilarsi un preservativo in testa e rischiare, che ne so, di soffocare.
Se mi passate lo squallido gioco di parole, sarebbe proprio una morte del c***o.
Probabilmente mi preoccupo troppo… e invece no. Ci ho solo messo qualche minuto per trovare questo video (che potete vedere per intero qui):


Tra le risate generali, la ragazza con il preservativo in testa (mi rendo conto che scrivere “ragazza col preservativo in testa” suona strano), pare avere serie difficoltà a respirare prima di liberarsi dal preservativo.
Come ciliegina sulla torta, una delle due, a tragedia evitata, commenta: “I just pee in my pants” (Me la sono appena fatta sotto).
Che dire?
Sarebbe proprio un modo stupido di morire.
Ricordo che, quando ero più piccolo, avevo un certo timore di morire sulla tazza del cesso non tanto per l’idea della morte in sé, quanto per quella di essere ritrovato cadavere con le braghe calate sul wc (non chiedetemi perché… forse mi immaginavo l’immancabile servizio del Tg4 con tanto di musichetta triste ed interviste a familiari ed amici del tipo: “Se n’è andato come ha sempre vissuto: facendo lo stronzo”).
Se la Condom challenge vi sembra un uso stupido del preservativo… aspettate un attimo perché, com’è noto, al peggio non c’è mai fine.
Documentandomi sulla Condom challenge, mi sono imbattuto in una sfida alternativa che consiste… nell’inspirare un profilattico dal naso e farlo uscire dalla bocca.
Ma mannaccia la puttana! Vi sembra il modo di usare i preservativi? Con quello che costano poi!
Un sentito appello ai partecipanti alla Condom challenge… ragazzi, usate il preservativo: così, evitando di riprodurvi, contribuirete a rendere il mondo un posto migliore!

È tutto per oggi, alla prossima!

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