Salve a tutti, benvenuti nel blog simpatico come Joe
Bastianich in MasterChef.
Come ricordato qui, mi piace seguire il
wrestling, e non ho problemi ad ammettere che forse sono un po’ troppo
assuefatto perché mi capita, nella vita di tutti i giorni, di fantasticare sul
wrestling e magari di confonderlo con la vita reale…
Sono abbastanza certo che la
maggior parte dei maschietti alla lettura ha avuto la sciagura di vivere questo
scenario in prima persona…
Accompagnare la fidanzata / moglie / compagna / trombo amica / amica di
cui si è segretamente innamorati a fare compere (magari durante i saldi)
Nella fattispecie, ad acquistare
vestiti… Immaginate un centro commerciale stracolmo di donne di ogni età pronte
a tutto, finanche a sacrifici umani e oscuri rituali, che corrono da una parte
all’altra roteando collant e frustando senza pietà le rivali. Il tutto per
accaparrarsi l’ultimo ambitissimo capo d’abbigliamento in offerta. Immaginate commessi
e commesse sull’orlo di una crisi di nervi strattonati di qua e di là che,
invano, tentano di tenere a bada simili orde demoniache. Lacrime e sangue di
uomini la cui innocenza è stata rubata per sempre che scorrono lentamente via
mischiandosi nella pioggia…
Allo sciagurato di turno, non
resta che avvicinarsi alle altre vittime, solitamente rannicchiate in un angolo
al sicuro, magari un sottoscala, che singhiozzano in silenzio e si scambiano sguardi
di reciproca rassegnazione. Diverse le categorie dei martiri: l’imbronciato (ehi!
mica sono buone solo loro a mettere il broncio!), il rassegnato (pronto per una
lunga attesa, gioca con il cellulare o si porta dietro qualcosa da leggere
nell’attesa, tipo il Signore degli Anelli), il penitente (si frusta sapendo che
è lì per scontare una sua colpa), il capo popolo (prepara una rivolta e incita
gli altri, ma cade da martire sotto i colpi della propria compagna o
schiacciato dalla folla).
Trascinati al guinzaglio per tutto il negozio,
modello Jabba the Hutt con la principessa Leila, siamo costretti a trasportate
tonnellate di vestiti, ad aspettare fuori dai camerini come idioti (e guai se
il nostro sguardo incrocia nel frattempo un ginocchio femminile) e a dare
giudizi (tutti sbagliati, mettevi l’anima in pace) sui vari capi d’abbigliamento…
rispondendo a domande del tipo “Ma mi sta meglio questo o quello identico a
questo, ma un pelino più lungo e con una leggera sfumatura blu, con il bordo di
pizzo che ho provato tre ore fa?”. Il che è la versione dal vivo della domanda
che, di recente, ha frantumato i testicoli dell’intero web.
È bianco e oro? È blu e nero? E chi se ne frega?
A chi non è mai capitato, dopo
una mattinata simile, di iniziare a vedere una luce in fondo al tunnel, salvo
poi scoprire che si tratta di un treno che ci viene addosso, al solo sentire la
fatidica frase “Beh, dai, andiamo a vedere in un altro paio di negozi, poi se
non trovo niente torno qui e prendo quella gonna che ho visto sei ore fa, tanto
ho allungato una mazzetta al commesso che me la tiene da parte per un paio
d’ore!”.
E allora che, tra la folla
urlante e dopo l’ennesima vessazione, un sorriso si dipinge sulle labbra del novello
Kunta Kinte, mentre un’immagine compare a colori vividi nella sua mente…
Bully Ray schianta
Dixie Carter su un tavolo – TNA Impact Wrestling
E a voi è mai capitato qualcosa
di simile (o di peggio)?
Chiedo scusa all’altra metà del
cielo per il post dal vago sapore misogino, con il prossimo verrà ristabilito il
giusto equilibrio nell’Universo…
È tutto per oggi, alla prossima!
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