mercoledì 18 marzo 2015

Chiacchiere da bar Dylan Dog 342 - Il cuore degli uomini



Salve a tutti, benvenuti nel blog avvincente come una tribuna politica.


Lo so, lo so… la scorsa volta (qui), avevo definito questo genere di post “assolutamente randomico” e invece eccone uno simile poche settimane dopo. Non sono un bugiardo, è che cambio idea spesso (almeno su alcune cose). E se diventasse, invece, un appuntamento fisso? Che ne dite? E soprattutto, qualcuno leggerà mai questa domanda e mi darà una risposta? Chi vivrà, vedrà… o male che vada morirà e diventerà un zombi (tanto per restare in tema). D’altra parte, attualmente seguo The Walking Dead (ma ho letto solo qualcosa del fumetto) e Il Trono di Spade (ma non ho letto i libri). Preferireste che si parlasse di questo? Fatemi sapere.
Allora, versiamoci un po’ della nostra bevanda preferita, mettiamoci comodi e facciamo quattro chiacchiere sull’ultimo numero di Dylan Dog, Il cuore degli uomini (spoiler, spoiler e ancora spoiler).

Praticamente tutte le copertine del post sono prese dal sito Cravenroad7 (fateci un salto è interessante)

Prima di iniziare, a tavola 50, il commissario Carpenter si lamenta del fatto che, neanche con i mezzi a disposizione di Scotland Yard, è riuscito a scoprire nulla su Groucho, niente di niente, neanche il suo cognome… ed è vero, giuda ballerino! Sappiamo più cose di Botolo che di Groucho! Spero che queste due righe, buttate lì quasi in un punto morto dell’albo, siano il preludio di qualcosa di importante per la spalla comica più amata dagli italiani!

C'è un universo dietro la maschera!

Tornando a Il cuore degli uomini, non so voi, ma fin dall’anticipazione nel numero precedente, mi si è inarcato il sopracciglio e le mie aspettative sono schizzate fuori scala. Il che, ammetto, è spesso e volentieri un male, perché poi si finisce per non apprezzare il reale valore delle cose. Comprato l’albo, ho letto l’Horror Club di Recchioni, e ho fatto di nuovo lo stesso errore (sì, lo so, sono un beota).
A pensarci bene, forse è proprio questa la forza del Dylan Dog targato Recchioni, può piacere o non piacere, ma, almeno per quanto mi riguarda, non lascia mai indifferenti. E questo è già un gran bel risultato.
E allora, Il cuore degli uomini… mi è piaciuto? Sì. È il numero definitivo sul tormentato rapporto tra DYD e le donne? No. Sì. Forse. Non l’ho ancora capito…
Andiamo per ordine, se no rischio di fare un casino. Le considerazioni di Recchioni sono più che giuste. DYD è convinto di amare tutte le donne che ha avuto nello stesso modo? E anche se ne fosse convinto, sarebbe la verità? Aggiungo io: e se anche non le amasse tutte allo stesso modo, sarebbe una colpa? O, almeno, sarebbe una colpa così grave?
La storia si apre con Dylan che lascia la “ragazza del mese”. E già questo è interessante: l’Indagatore dell’Incubo viene quasi sempre mollato dalle sue fidanzate, raramente accade il contrario (ma qualche volta accade, anche con conseguenze nefaste…). Molto belle anche le didascalie e la prima delle “sequenze oniriche/intimiste” che accompagnano il lettore per tutta la storia.
All’improvviso, però, arrivato a tavola 14, mi cade un testicolo: Dylan viene rapito e a poco serve il fatto che a tavola 21 dica “Non è la prima volta che mi capita”. Mi chiedo: non c’era proprio un altro modo per dare il via alla storia? Oppure come (forse) nel numero precedente la trama era meno importante del debutto dell’antagonista, qui è meno importante del messaggio finale e dell’evoluzione del personaggio? Ci può stare, che non diventi un’abitudine, però. Ammetto che quando leggo Dylan Dog divento sceneggiatore, allo stesso modo di come divento allenatore quando guardo una partita di calcio, ma non c’era un incipit migliore? Nel numero 296, dal titolo Una seconda occasione, la storia si apre (anche se la conferma di quanto accaduto si ha solo più avanti), con la fidanzata del mese che si uccide perché lasciata da Dylan. Qualcosa di simile, di così forte (cosa di preciso non lo so, ripeto sono un lettore, non uno sceneggiatore), avrebbe innalzato, a mio parere, il livello de Il cuore degli uomini e fatto venire giù Hamlin con tutto Safarà e l’intera Zona del Crepuscolo.
Ma ritorniamo a noi. La storia prosegue, alternando scene di tortura in cui l’aguzzino cerca di estorcere a Dylan i suoi veri sentimenti nei confronti della figlia a quelle che ho definito “sequenze oniriche” fino alla piena elaborazione (ma il processo è veramente completo?) da parte di Dylan, ma forse anche dei lettori, della propria concezione di amore. Non più il piatto “Le ho amate tutte” forse anche vero, ma… incompleto, bensì il più complesso, più scomodo, ma sicuramente più reale e maturo “Amo per essere amato”. Ma, forse, il vero colpo di scena arriva nelle ultime pagine, quando Dylan, dopo aver fatto l’amore con la sua nuova fiamma, le dice (apertamente, senza più bisogno di mentire a sé stesso e con una più matura coscienza dei propri sentimenti), “Mi piaci molto, ma non ti amo”. Ed è quasi una liberazione sentire Mary dire altrettanto e aggiungere “È una cosa così brutta se però stiamo bene insieme?”. E penso che ogni lettore abbia dato una sua risposta alla domanda di Mary che può (e non può) essere uguale a quella data da Dylan, senza essere giusta o sbagliata a priori.
Ovviamente non mi sono spiegato.
Quella di Dylan, e nostra con lui, è stata una presa di coscienza, una tappa fondamentale (non certo l’ultima, spero) di un percorso di crescita, ma non certo una rivelazione. È il tipico caso in cui il viaggio effettuato è forse più importante della meta raggiunta. Dylan non era più da tempo l’eterno innamorato cronico senza macchia e forse non lo è mai stato… Prendo ad esempio alcune delle migliori storie di Dylan basate sul suo rapporto con le donne (declinato in vari modi, ovviamente).

 Dylan Dog n. 94 – La donna che uccide il passato

Una misteriosa entità uccide le ex di Dylan e la prima vittima è Kelly Norton, una donna che il nostro aveva conosciuto solo due giorni prima. Rivolto a lei, Dylan pensa “È stato un desiderio improvviso, un flash meraviglioso”. Forse un po’ pochino per un lutto così recente. Il motivo? Semplice, non è stato amore. E non poteva esserlo. O meglio, non è stato lo stesso amore che Dylan ha provato per altre donne. Sarebbe stato come paragonare Kelly Norton a Bree...

 Albo Gigante n.3 – Marionette (1994)

Storia fantastica. Procuratevela a qualsiasi costo. Ismaela, una ragazza schiava del rapporto morboso con il proprio patrigno e che, a causa di questo, prova l’impulso a concedersi agli uomini che potrebbero aiutarla a realizzare i propri sogni di indipendenza, chiede aiuto a Dylan. Cosa fa il nostro antieroe al verificarsi, in sua presenza, di una di queste “crisi”? Porta Ismaela via? Stende con un destro il viscidone di turno? No. Va via e lascia Ismaela al suo destino. Perché? Perché è geloso e si sente ferito. Tutto qui. Niente di più “terreno”, altro che amore idealizzato. Ovviamente, Dylan si pente del proprio gesto, ma niente tornerà più come prima…


Dylan Dog n. 193 – L’eterna illusione

Mettiamo da parte Dylan per un attimo. La persona con cui state vivendo una storia d’amore bellissima vi ama alla follia e vi chiede di andare a vivere insieme perché vuole che costruiate un futuro insieme, vuole che siate il padre / la madre dei suoi figli, dei vostri figli… Cosa fate? Siete felici? Avete paura? Tutte e due le cose insieme, magari… Perché no, sarebbe più che legittimo. Dylan cosa fa? Si fa prendere dal panico. Con la P maiuscola… e scappa. Certo, torna immediatamente sui suoi passi, si dice pronto a crescere con Diane (lui, eterno ragazzino), ma è troppo tardi. L’ha persa per sempre. Fallen, la morte dell’amore, le ha già strappato dal petto l’amore che provava per lui e anche, Dylan, alla fine sarà pronto per accogliere dritta nel cuore la gelida lama di Fallen. 

 Dylan Dog n. 296 La seconda occasione


Dylan e Becky. Ennesima sfuriata da parte di Becky, ma non è colpa sua. È depressa, depressione bipolare per la precisione. Dylan, però, è stanco dei suoi continui sbalzi di umore e, nonostante i suoi sforzi, non riesce neanche a farle prendere le sue medicine. È una relazione distruttiva e non c’è uscita. O forse sì, per quanto dolorosa: porre fine alla relazione. Più facile a dirsi che a farsi. Becky è troppo fragile e, senza mezzi termini, dice all’’Indagatore dell’Incubo che si ammazzerà. Dylan se ne va… ma è lacerato dai dubbi e dai sensi di colpa: si fa schifo, ma è consapevole che, con ogni probabilità, una simile relazione avrebbe distrutto lui e poi Becky. Insomma, il classico caso in cui uno dice “Doveva andare così”. Afflitto da dubbi e sensi di colpa, Dylan sembra ammettere di non avere la vocazione da martire (e chi c’è l’ha, in fondo?). Ma alla fine torna, maledicendo la sua morale… chiedendosi perché debba innamorarsi ogni volta… ma è davvero così? Se l’avesse amata veramente, sarebbe andato via? Sta tornando solo per i suoi sensi di colpa? Per la paura che Becky compia un gesto insano? Non è lecito saperlo. Sta di fatto che Becky, abbandonata nel momento del bisogno, quando era più fragile, si è uccisa.
Da questi pochi esempi, Dylan sembra appare l’ultimo dei vili, ovviamente non è così… così come non è l’eroe senza macchia e senza paura dall’invincibile morale superiore.

Dove voglio arrivare? Bella domanda, non lo so neanch’io. Sclavi, in una sua celebra intervista, dichiarò “Io non sono né Dylan, né Groucho, io sono i mostri”. Personalmente, penso che noi lettori siamo Dylan (e anche un po’ Groucho).

Vecchio disegno di mia sorella, magari sapessi disegnare io così!

Siamo Dylan quando ci comportiamo da eroi in un mondo di menefreghisti.
Siamo Dylan quando siamo vigliacchi in un mondo di coraggiosi (o presunti tali).
Siamo Dylan quando seguiamo la nostra morale e non i nostri interessi
Siamo Dylan quando ci malediciamo perché dovremmo seguire più i nostri interessi che i nostri ideali.
Siamo Dylan quando, con una forza inaspettata, scaraventa contro un muro la bottiglia per non ricadere nel vizio, ma anche quando, debole e in preda a crisi autodistruttive, cede alla tentazione.
E, infine, siamo Groucho quando indossiamo una maschera che, spesso e volentieri, cela il nostro vero io e ci protegge dal mondo esterno.

Il problema che questo percorso di crescita, di maturazione, o di semplici eventi che influiscono sulla vita di ciascuno di noi (e anche di Dylan) risultava frammentato, anzi annacquato dalla gestione del personaggio fatta di storie autoconclusive, anzi spesso e volentieri l’impressione era che ogni numero fosse un universo a sé. Altro mese, altro numero, altra avventura. Non si può creare una storia come Marionette o come La seconda occasione senza che questa abbia un’eco nelle storie future, nell’universo del personaggio. Per questo, come ho detto nello scorso post su Dylan, spero che la gestione Recchioni abbia un respiro più ampio e che la sua visione del personaggio sia a lungo termine e non limitata al mostro del mese. Certo, ritornando al Il cuore degli uomini avrei voluto che questa presa di coscienza di Dylan fosse stata più graduale e non compressa in un unico numero (e poi, sbaglio o nell’albo non si fa cenno a nessuna delle altre storie di Dylan, neanche quelle più importanti?). O forse Recchioni ha voluto tirare le fila del complesso rapporto tra Dylan e le donne, raccogliendo quanto sparso nei precedenti anni e creando una sorta di numero zero, conclusivo di una lunga storia e punto di inizio per tante altre?
Non so voi, ma ancora una volta, io aspetto con ansia il prossimo numero… Spero che ne vedremo delle belle.

È tutto per oggi, alla prossima!

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