mercoledì 11 febbraio 2015

Chiacchiere da bar – Dylan Dog 341 Al servizio del Caos




Salve a tutti, benvenuti nel blog simpatico come un controllo stradale a fine serata.
“Rubrica” assolutamente randomica per fare due chiacchiere. Ho letto da qualche giorno il n. 341 di Dylan Dog intitolato Al servizio del Caos e, da lettore assiduo, sento l’irresistibile impulso di dire la mia.
Premessa (come al solito).
Dylan Dog ha ormai ventinove anni di vita editoriale. Non mi piace dire cose del genere “Le prime storie erano fenomenali, mentre le ultime sono una merda” e, d’altro canto, non la penso così. Per dire, ritengo Necropolis (212) e Mater Morbi (280) di gran lunga migliori di Le notti della luna piena (3) e Una voce dal nulla (38). Cosa diversa se si parla di qualità media delle storie sul medio e lungo periodo e sull’evoluzione della saga e del personaggio. Dopo 29 anni, la formula delle storie autoconclusive con, salvo eccezioni, effetti minimi degli eventi sull’universo narrativo del personaggio, ha iniziato a mostrare il fianco. Per dire, degli eventi di storie bellissime in grado di cambiare il corso dell’intersa saga (penso a Mater Morbi e, prima ancora, a I vampiri) non si ha più traccia tangibile nel corso della serie. E così, per anni, mi sono ritrovato tra le mani un albo fenomenale un mese ed uno mediocre il mese dopo. Inoltre, la formula:

indagine che pare a un punto morto
richiesta di aiuto da parte di Dylan a Bloch
quinto senso e mezzo per mettere a fuoco il particolare mancante per risolvere il caso

è diventata un po’ stantia. Insomma, quando si è sparsa la notizia che in Bonelli avevano deciso di dare un nuovo corso all’Indagatore dell’Incubo e che l’arduo compito sarebbe stato di Recchioni ho esultato. 

Più o meno così, con tanto di occhiali e baffi alla Groucho

Poi ho avuto paura che la cura potesse ammazzare il paziente.


Poi ho iniziato a vivere l’attesa dell’uscita di ogni albo come non mi capitava da anni. Ed è una cosa buona. È presto per dare giudizi sull’opera di “rivoluzione” di DYD nel suo complesso, ma se nell’opera compariranno grandi eventi in grado di avere ripercussioni tali da far evolvere l’intera serie (come il pensionamento di Bloch, tanto per dire) ed archi narrativi di più ampio respiro, ben venga. Anche la presenza di un grande cattivo ricorrente, bada bene non ogni presente, dopo la scomparsa di Xabaras si fa sentire. Sì, qualcuno è anche tornato in più di un’occasione, tipo Mana Cerace, ma non è abbastanza. Spiace anche che interessanti personaggi siano stati relegati al ruolo di “cattivo del mese” pur avendo possibilità enormi come Chic Buster ne Il gran bastardo, personaggio e storia che adoro. O ancora, magari, sarebbe auspicabile un maggiore approfondimento ed evoluzione del personaggio di Dylan (vederlo per più numeri depresso ed in crisi, come nelle prime tavole di Ti ho visto morire, sarebbe interessante, magari ricaduto nel vizio dell’alcol) e, perché no, di Groucho. Nello speciale 18, La Scelta, la Morte mostra a Dylan cosa ne sarebbe stato della vita dei suoi cari in caso di una sua morte prematura. A pagina 79, c’è una tavola, secondo me la più straziante in assoluto nella storia editoriale di DYD, che mostra un Groucho solo, che si è arreso alla vita, mentre cena dopo una giornata di lavoro.

Dopo questa spropositata introduzione, passo al numero 341: Al servizio del Caos. Episodio molto atteso perché segna l’esordio del nuovo nemico dell’Indagatore dell’Incubo: John Ghost.

Selfie di merda...!

Occhio spoiler

Cosa mi è piaciuto. In pratica, le parti dell’albo disegnate da Stano (prologo ed epilogo) più le pagine 88 e 89. Molto particolare la presentazione del personaggio che, partendo da una delusione amorosa inflitta ad una ragazza, è in grado di sconvolgere gli equilibri politici di un continente. Il buon VictorLaszlo88 (qui la sua interessante recensione), lamenta lo scarso sforzo fatto per dare credibilità alla consequenzialità degli eventi. Vero. Io, però, penso che il caos, in quanto tale, non debba essere logico, spiegabile o prevedibile. Il fatto che l’avversario di DYD abbia questa dote, mi affascina e mi dispiacerebbe se la cosa non fosse approfondita nei prossimi numeri. Mi spiego meglio, un Dylan disperato alla ricerca del modo, forse inesistente, di prevenire gli eventi caotici e distruttivi generati in maniera imprevedibile da Ghost mi intrigherebbe assai. Mi è piaciuto anche il finale: questa sorta di regina mostro, preceduta dalle parole di Ghost nelle pagine 88 e 89 mette, secondo, me Dylan in una posizione di assoluta inferiorità rispetto al suo nemico che appare dotato di poteri al di sopra delle sue possibilità ed al servizio di entità ancora più potenti e spietate. Mi è piaciuta anche la presenza di Ghost nell’albo: non invasiva, ma quasi sempre incisiva. Infine, mi è piaciuta con riserva, la minaccia dell’uccisione, da parte di Ghost, dell’orsa. Una critica, secondo me, non tanto alla qualità dell’informazione ed alla spettacolarizzazione della stessa, quanto proprio al tipo di notizie che alla gente piace sentire e per le quali piace indignarsi, rispetto ad altre oggettivamente più gravi.
Cosa non mi è piaciuto: la storia. Troppo simile come spunto (oggetti maledetti frutto di un connubio tra tecnologia e oscuri poteri) a quel gran bel numero che è gli Uccisori, ma inferiore come trama e sviluppo della stessa. Del resto, l’albo è dedicato al debutto di Ghost e qualsiasi storia ne avrebbe forse risentito in ogni caso. Le continue citazioni di Recchioni, che scatenano gli haters su internet, non mi danno problemi se, però, si mantengono tali. Mi spiego: mi vanno bene, ad esempio, i fumetti di Maus, di Watchmen ed il cabinato di Polybius a pagina 63 Se li noto bene, se no amen. Stona, invece, l’auto accessoriata alla James Bond, anche se preceduta dalla spiegazione del fatto che Marcus Irvine sia fan dell’agente 007. Ora, da lettore di DYD sono disposto ovviamente ad accettare zombie, vudù, magia nera declinati in ogni modo possibile ed immaginabile, ma non un’auto accessoriata alla 007 che salva il protagonista da morte certa. Ancora, ben venga che DYD usi e possegga, anche se contro voglia in linea con il personaggio, un cellulare di nuova generazione. Siamo nel 2015 e, se io scrivo su un blog, DYD può anche hackerare il sito dell’FBI. Una cosa che mi fa storcere il naso, però, per lo stesso discorso della Aston Martin di prima è che il cellulare mi sembra troppo evoluto per una saga come quella di Dyd: insomma, siamo passati dall’età della pietra all’era dei viaggi spaziali in un nanosecondo. Non vorrei che il deus ex machina finora rappresentato dal quinto senso e mezzo di Dylan sia sostituito, dall’intelligenza artificiale del Ghost 9000 o da una sua presenza invasiva nelle storie. Questa, per me, sarebbe una boiata imperdonabile.

Scusate la logorrea, ma come chiunque, se inizio a parlare di una cosa che mi piace, non mi fermo più.

E voi cose ne pensate del “nuovo” Dylan Dog e di questo John Ghost?

È tutto per oggi, alla prossima!

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