Salve a tutti e benvenuti nell’Internetturbino:
il blog piacevole come un calcio negli stinchi.
Per chi è interessato, in Inghilterra si disputa un campionato mondiale di calci negli stinchi
Nuovo Post Veloce dedicato ai proverbi pugliesi ed alla loro sorprendente attualità. Come avrete letto dal
titolo, l’argomento di oggi è un po’ particolare, ma vediamo di affrontarlo
insieme.
A tenere banco in questi giorni
sono stati, ovviamente, gli attentati di Parigi (e prima ancora quelli in
Libano e poi quelli in Mali… limitandoci ai più recenti).
Essendo un blog dedicato al
cazzeggio che prende spunto da ciò che accade sul web, non vi farò pistolotti
sul terrorismo e sulla politica estera anche perché ci capisco ben poco… che ci
capisca poco il sottoscritto non è importante, il vero problema è che mi pare
che nessuno, nemmeno ai piani alti, abbia le idee chiarissime… ma andiamo
avanti.
L’argomento di oggi è:
I social network ai tempi del terrorismo
Ovvero, come i tanti internauti
hanno utilizzato i social network in questi giorni.
Naturalmente, e meno male, ci
sono stati un sacco di esempi di un uso non solo intelligente, ma direi anche
illuminato e di enorme utilità sociale in una situazione così critica.
Su Facebook, ad esempio, è stata
data la possibilità per chi era a Parigi durante
gli attentati di comunicare (praticamente in tempo reale) a tutti i suoi contatti di stare bene premendo un
solo tasto. Menzione d’onore, poi, agli utenti di Twitter che, durante gli
attentati, hanno utilizzato vari hastag e la funzione di geolocalizzazione per fornire alle persone in fuga vitali informazioni per mettersi al riparo (ad
esempio indicando gli indirizzi di cittadini comuni che stavano accogliendo
quante più persone possibili nelle loro case). Sempre su Twitter, ha
fatto il giro del mondo il tweet del ragazzo che, ferito e bloccato nella sala
concerti “Bataclan”, chiedeva aiuto.
Anche nei giorni successivi agli
attentati, gli utenti dei social sono stati attivissimi: ad esempio diffondendo
e condividendo fotografie ed informazioni sulle tante persone di cui non si
aveva traccia dopo gli attentati (anche di Valeria Solesin).
Non sono mancati, ovviamente,
messaggi di cordoglio e di solidarietà.
Altrettanto immancabile è stato
lo scambio di idee e di opinioni su quanto stava accadendo. Se ne sono sentite
di tutti i colori: opinioni condivisibili, meno condivisibili, non
condivisibili ma lecite, cazzate aberranti e fuori di testa frutto, magari, di un
prolungato petting con un rospo allucinogeno.
Pur scrivendo su un blog, non
sono un amante dei social network (premio nobel per l’eufemismo) ed uso (poco e
male) solo Twitter. Proprio su Twitter mi sono imbattuto in due curiosi hastag…
Il primo è #JeSuisChien.
Per chi non parla francese,
significa “Io sono cane” e no, non è un’ammissione di colpa di coloro che hanno
creato ed usato questo hastag. In pratica, sulla scia del celebre #JeSuisCharlie
usato dopo l’attentato di gennaio alla sede di “Charlie Hebdo”, l’hastag
cinofilo è nato in seguito al blitz delle teste di cuoio francesi al quartiere
di Saint Denis. Nel corso del blitz, il cane Diesel è stato ucciso dai
terroristi e la notizia ha fatto il giro del web. Tempo pochi minuti ed l’hastag
è balzato in vetta alle tendenze di Twitter e ci è rimasto per ore.
Naturalmente mi dispiace che il
cane sia morto, e ci mancherebbe altro, ma forse stiamo perdendo un po’ il
senso della misura e della realtà, che dite
Non vorrei che si usasse la
formula magica “Je suis” per sentirsi in diritto di
scrivere qualsiasi cazzata…
Ancora peggio
si è riusciti a fare con l’hastag #PrayforSiria nato all’indomani dei
bombardamenti francesi nella provincia di Al Raqqa sulla scia di quello usato
subito dopo gli attentati di Parigi (#PrayforParis). Sotto questo hastag sono confluite boiate inarrivabili nonché fotografie e proclami provenienti da Facebook.
Premessa
doverosa: non esiste guerra che non provochi la morte di civili (le
chiamano bombe intelligenti, poi colpiscono un ospedale di Emergency, tanto per
dire…), questo nessuno può metterlo in dubbio.
Detto ciò, una valanga di utenti
ha twittato cazzate, ripeto CAZZATE, sul fatto che i francesi avessero
bombardato civili siriani (e perfino una scuola), senza citare alcuna fonte (e
grazie al cazzo, dal momento che la notizia era falsa). Il massimo della merda, però, è stato l’aver postato foto di bambini siriani morti sotto le bombe… risalenti al 2014 dopo i bombardamenti
del governo siriano ad Aleppo (leggete il bell’articolo su Bufale.net).
Ora, capisco che mentre fate i
leoni da tastiera seduti sul cesso non avete tempo e voglia di controllare le
fonti delle cazzate che scrivete, ma speculare sui morti (e peggio ancora sui
bambini morti) in questo modo becero... Vogliamo parlarne?
Vi meritate di essere usati come
carte igienica nei cessi pubblici del Campionato Mondiale di divoratori di
fagiolata brasiliana con cime di rape e peperoncino habanero!
Anche questa volta, la cultura popolare pugliese viene in nostro soccorso
con non uno, ma ben due proverbi: il primo ci ricorda che a volte è meglio tacere e dare l'impressione di essere stupidi piuttosto che parlare e fugare ogni dubbio in proposito, mentre il secondo ci mette in guardia dal prendere fischi per fiaschi.
I proverbi di oggi:
Na paròle de méne retírte á ccaste (Bari)
Una parola di meno e
tornatene a casa (Corrisponde all’italiano “La parola è d'argento ma il
silenzio è d’oro”)
Si scangiáte cazze pe' fecàzze é chegghiúne pe' llambasciúne!!! (Bari)
Hai scambiato cazzi
per focacce e coglioni per lampascioni
È tutto per oggi, alla prossima!
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