Salve a tutti e benvenuti
nell’Internetturbino: il blog piacevole come una caduta dalle scale.
Buon lunedì a tutti (anche se
l’espressione “buon lunedì” è palesemente un ossimoro). Come iniziare la
settimana se non con una nuova Rassegna
Stampa? Questa settimana: docce aggressive; app di merda; diversamente
intelligente tagga le amiche in video porno; incredibile violenza domestica in
Australia; uso creativo (e idiota) dei preservativi.
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Non aprite quella doccia (potete leggere la notizia qui)
Parliamoci chiaro: due sono i
problemi che affliggono il mondo. Lo spreco di acqua e la condivisione del
bagno.
Da un lato abbiamo persone che, per
lavarsi i denti, fanno scorrere l’acqua neanche fossimo alle cascate del
Niagara, dall’altro persone che si
asserragliano in bagno per ore (a volte anche prendendo ostaggi), costringendo
chi rimane fuori ad arrangiarsi come meglio può, facendola nel vaso dei ficus beniaminus o sotto il tappeto.
Elisabeth Buecher è forse riuscita a porre
rimedio ad entrambe le emergenze.
Come?
Inventando una doccia in grado di
sbatte fuori l’occupante dopo quattro minuti di utilizzo. La doccia in
questione porta l’inquietante nome di “My shower is a green
warrior” (la mia doccia è un guerriero verde).
Curiosi?
Inquietati?
Vediamo
un po’ come funziona.
Si tratta, in pratica, di una
tenda con una serie di “aculei” in tessuto o in gomma che, allo scoccare dei
quattro minuti, iniziano a gonfiarsi sfrattando chiunque si trovi all’interno
della doccia.
3, 2, 1... fuori dalle balle!
Certo, il sistema non supera quello
brevettato dal signor Bates… però siamo sulla buona strada.
Basta sprecare acqua!
Vorrei proporre alla signorina Buecher anche
un altro utile accessorio da bagno, chissà si potrebbe creare una serie di
interessante arredi da bagno:
Come il wc che ti uccide appena metti un mi piace su Facebook
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La app più
inutile dell’universo (potete leggere la notizia qui)
Come tutti saprete, il web pullula, allo
stesso tempo, di invenzioni geniali in grado di cambiare le nostre vite e di
cagate colossali dalla dubbia utilità.
Ovviamente, vi parlerò di queste ultime.
Stento a crederci, ma qualcuno ha inventato
una app che permette ai propri contatti di far sapere, tramite
geolocalizzazione, dove si è fatta la cacca.
Quando si dice un’app di
merda (però il logo è simpatico)
L’applicazione in questione, dal criptico
nome di Places I've Pooped
(Posti dove ho
fatto la cacca), è stata
inventata qualche anno fa, ma di recente se ne parla anche qui da noi.
Certo, ormai è un dato di fatto
che, a causa della crescente dipendenza da social, in media ogni ora di
permanenza in bagno è, grosso modo, così ripartita:
Cacca: 5 minuti
Selfie durante la cacca: 2
minuti
Fotoritocco ed applicazione
filtri: 35 minuti
Condivisione su ogni
social possibile ed immaginabile: 5 minuti
Lettura commenti al
selfie: 13 minuti
C’era proprio bisogno di questa app?
Leggendo la descrizione di questa utile applicazione su Google Play leggo
“moderata dissacrazione e humour nero”.
Io avrei detto humor marrone, ma tant’è…
La domanda è: come sarà stata accolta questa
app tanto inutile quanto permeata da un profondo spirito cazzeggiatore?
A pernacchie, sputi ed insulti, no?
Non proprio:
Se la gioca con sua maestà la app di Facebook:
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Il simpaticone
di turno (potete leggere la notizia qui)
È un dato di fatto che, in genere, si venga
attratti da ciò che non si può avere. Anzi, più l’oggetto del desiderio è fuori
portata, più l’attrazione è forte.
Questo spiega, ad esempio, il successo del
gioco d’azzardo che sazia l’ancestrale bisogno di fare soldi senza fare una
sega; oppure il successo dei calendari osé che permettono di vedere strafighe e
fustacchioni nudi senza bisogno di ricorrere ad improbabili tecniche
corteggiamento, oppure a losche transazioni economiche.
Rimanendo in tema, una cosa che attrae i
maschietti sono le lesbiche. Il che parrebbe una contraddizione assoluta dal
punto di vista logico (oltre che da quello sessuale).
Colpa dei porno.
Sapete com’è: due donne iniziano a baciarsi,
a limonare, a fare un uso alternativo e ricreativo di qualsiasi oggetto di
arredamento a portata di vagine e, infine, arriva l’eroe di turno ed inizia un’avvincente
sessione di sesso a tre.
Ovviamente, le cose non vanno proprio così.
Una lesbica è attratta da un pene come un
vegetariano da un carpaccio, come il talento da Francesco Facchieti e così via,
ma la speranza è l’ultima a morire.
Probabilmente con questo spirito, un ragazzo
di Vicenza ha visionato (ovviamente per caso), un porno lesbo su internet.
Immaginate la sua sorpresa quando si è
accorto, mentre si stava smanacciando, che le due protagoniste del video
assomigliavano a due sue amiche.
Il baldo giovane, ovviamente, ha fatto vedere
il porno alle sue amiche, magari sperando in cuor suo che loro dicessero “Sì,
siamo noi”, si spogliassero e che partisse l’inconfondibile musichetta da film
porno anni ‘70.
Ovviamente le amiche hanno negato, ma tutta
la comitiva ha trovato divertente la somiglianza. Grasse risate insomma, fino a
che quel genio del protagonista della notizia ha ben pensato di condividere il
pornazzo sui social taggando le due amiche.
Risultato?
Apriti cielo. Boom di visualizzazioni, amiche
incazzate come iene e denuncia per diffamazione (poi ritirata).
Fonti non confermate sostengono che le due ragazze si siano vendicate scrivendo
il numero di telefono del loro amico sui muri dei cessi dei peggiori autogrill
della Salerno – Reggio Calabria.
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Incredibile episodio di violenza domestica in Australia (potete leggere
la notizia qui)
Non è la prima volta che
l’Australia finisce nella Rassegna Stampa…
Strano per una nazione simpaticamente famosa per i severissimi controlli agli
aeroporti e per la lotta senza quartiere agli snack mal confezionati.
Siamo a Sydney, Australia. La
stazione di polizia riceve una valanga di segnalazioni riguardanti un caso di
violenza domestica. Il quadro pare subito tragico: grida strazianti di una
donna, rumore di oggetti infranti ed una voce maschile che urla ripetutamente
“Ti ucciderò! Muori,
muori!”.
Allarmati dalla situazione, gli
agenti delle forze dell’ordine intervengono rapidamente e si recano
all’indirizzo segnalato.
La porta dell’appartamento viene
aperta da un uomo madido di sudore ed ansimante, subito incalzato dagli agenti
di polizia.
Sulla pagina ufficiale del
dipartimento di Polizia di Harbourside (qui) è possibile leggere l’intera
conversazione:
Polizia: “Dov’è tua moglie?”
Sospettato: “Non sono sposato”
Polizia: “Dov’è la tua fidanzata?”
Sospettato: “Non sono fidanzato”
Polizia: “Abbiamo ricevuto segnalazioni
riguardanti un caso di violenza domestica ed una donna che gridava. Dov’è?”
Sospettato: “Non so di cosa state parlando, vivo solo”
Polizia: “Andiamo! Molte persone ti
hanno sentito chiaramente mentre minacciavi di morte una donna che urlava e
rumori di oggetti rotti”
Sospettato: silenzio imbarazzato
Polizia: “Dicci, cosa le hai fatto?”
Sospettato: “Era un ragno”
Polizia: “Prego?”
Sospettato: “Era un ragno, uno bello grosso!”
Polizia: “E la donna che urlava?”
Sospettato: “Sì, mi dispiace, ero io… i ragni mi fanno tanta, ma
tanta paura…”
"Dai fagli lo scherzone: nasconditi sotto il letto e spaventalo!"
"No, non farlo: immagina il casino... potrebbe arrivare l'esercito!"
In pratica l’uomo, terrorizzato
dal ragno, prima ha gridato come una ragazzina ad un concerto degli One
Direction, poi lo ha minacciato di morte e gli ha tirato contro tutto ciò che
trovava a portata di mano.
Amico mio, sei un mito!
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Uso ricreativo del preservativo… ma non in QUEL senso (potete leggere
la notizia qui)
Come tutti saprete, il web ci
insegna ad usare gli oggetti della vita quotidiana in modo stupido e lo fa in
maniera subdola, facendole passare come sfide interessanti!
Vi piace la cannella? Mangiatene un
cucchiaio, rischiate il soffocamento e vomitate l’anima!
A chi non fa piacere, di tanto in
tanto, concedersi un superalcolico? Sparatevi gli shottini di vodka nell’occhio,
così vi sballate prima!
Utili quelle mollette per bucato
vero? Vediamo quante riuscite ad attaccarvene in faccia!
Qualche tempo fa, per esempio,
andava forte la moda di ingurgitare inquietanti caramelline dai gusti (a
sorpresa), più improbabili: sottopalla di muflone, ascella pezzata dopo
sessione intensiva di CrossFit, deiezione di chihuahua dissenterico… ovviamente riprendendosi con una videocamera mentre
lo si faceva.
Qualcuno, poi, si ricorderà la
moda dell’Ice Bucket Challenge che consisteva nel sottoporsi a terrificanti
gavettoni ghiacciati e sfidare qualcun altro a fare lo stesso. Una boiata,
insomma, ma per un buon fine: raccogliere fondi per la ricerca contro la SLA.
Adesso, però, è giunta l’ora che
gli utenti del web si uniscano per un’altra grande battaglia di civiltà: sensibilizzare
i giovani all’uso del preservativo!
Bene, bravi!
Nobilissimo scopo, anche perché
c’è ancora chi si ostina a fare improbabili calcoli matematici trigonometrici
combinando periodo fertile, fasi lunari e calendario Maya per cercare, invano, di
evitare gravidanze insperate e chi, più semplicemente, si affida alla buona
sorte.
Sorpresa!
Lo scopo di
questa Condom
challenge, quindi, sarebbe anche nobile.
Ovviamente, non è tutto
oro quel che luccica, altrimenti non leggereste la notizia qui nella Rassegna
Stampa. La Condom challenge, infatti, consiste nel gettare un preservativo
colmo di acqua sulla testa di qualcuno in modo tale che il
profilattico avvolga la faccia dell’idiota di turno in questo modo:
Ottenendo
il classico effetto noto come faccia di c***o
Ora, sarò pure
un all’antica, ma se una tipa mi dovesse dire “Prendi un preservativo che ci
divertiamo un po’”, a tutto penserei tranne che ai gavettoni…
A parte gli
scherzi, già vedendo fotografie simili a quella che vi ho mostrato qui sopra,
mi sono chiesto se non fosse un tantino pericoloso infilarsi un preservativo in
testa e rischiare, che ne so, di soffocare.
Se mi passate
lo squallido gioco di parole, sarebbe proprio una morte del c***o.
Probabilmente
mi preoccupo troppo… e invece no. Ci ho solo messo qualche minuto per trovare
questo video (che potete vedere per intero qui):
Tra le risate
generali, la ragazza con il preservativo in testa (mi rendo conto che scrivere
“ragazza col preservativo in testa” suona strano), pare avere serie difficoltà
a respirare prima di liberarsi dal preservativo.
Come ciliegina sulla torta, una
delle due, a tragedia evitata, commenta:
“I just pee in my pants” (Me la sono appena fatta sotto).
Che dire?
Sarebbe proprio un modo stupido
di morire.
Ricordo che, quando ero più
piccolo, avevo un certo timore di morire sulla tazza del cesso non tanto per
l’idea della morte in sé, quanto per quella di essere ritrovato cadavere con le
braghe calate sul wc (non chiedetemi perché… forse mi immaginavo l’immancabile
servizio del Tg4 con tanto di musichetta triste ed interviste a familiari ed
amici del tipo: “Se n’è andato come ha sempre vissuto: facendo lo stronzo”).
Se la Condom challenge vi sembra
un uso stupido del preservativo… aspettate un attimo perché, com’è noto, al
peggio non c’è mai fine.
Documentandomi sulla Condom challenge, mi
sono imbattuto in una sfida alternativa che consiste… nell’inspirare
un profilattico dal naso e farlo uscire dalla bocca.
Ma mannaccia la puttana! Vi
sembra il modo di usare i preservativi? Con quello che
costano poi!
Un
sentito appello ai partecipanti alla Condom challenge… ragazzi, usate il preservativo: così, evitando di
riprodurvi, contribuirete a rendere il mondo un posto migliore!
È tutto per oggi, alla prossima!
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