Salve a tutti e benvenuti
nell’Internetturbino: il blog utile come un bagnino nel deserto…
Dal momento che è passato un po’
di tempo dall’ultima “recensione”, spazio alla cinofilia, qui
sull’Internetturbino…
… per l’amor del cielo, volevo dire cinefilia
Tempo di lettura: circa 10 minuti
Dal momento che non sono un
critico cinematografico e che ho un arretrato di film e serie tv da paura, mi
sembra giusto parlarvi di un film che ha fatto breccia nei cuori del pubblico e
della critica… nel lontano 2015:
Ex Machina ha la capacità (più unica che rara), di apparire una
ciofeca se ci si sofferma al solo incipit:
"Caleb Smith è un programmatore
che si aggiudica la possibilità di trascorrere una settimana nella casa in
montagna di Nathan Bateman, l'amministratore delegato della società per cui
lavora. Nathan gli rivela che la sua casa è un laboratorio dove ha progettato e costruito una macchina umanoide dotata di intelligenza
artificiale: Ava. Caleb è stato scelto per eseguire il test di Turing su Ava e stabilire se l'umanoide abbia una vera intelligenza e
coscienza di sé. Caleb inizia il test, sorprendendosi di quanto
Ava sia intelligente, sensibile e simile
a un essere umano…"
L’idea non è originale ed i
possibili sviluppi della trama appaiono scontati come un sorbetto dopo il
pesce.
E, invece, no.
Bando alle ciance e cominciamo da cosa mi è piaciuto.
Gli attori ed i
personaggi interpretati (almeno alcuni): In pratica, il cast del film
ammonta a quattro attori (una delle quali senza mezza battuta, per di più…). Già
questo mi intriga non poco perché in genere mi piace l’idea “prendiamo una
manciata di personaggi e facciamoli
interagire in un ambiente ristretto”. Tolto Ex Machina, l’ultimo film con una manciata di attori che ho visto,
è stato Dobbiamo parlare che, non a
caso (pur appartenendo ad un genere totalmente diverso), mi ha divertito molto
e ritengo che sia uno dei film con i dialoghi più brillanti che abbia mai
visto.
Tornando a Ex Machina, mi sono piaciuti un sacco i personaggi di Ava e Kyoko (oltre
che l’interpretazione delle rispettive attrici: Alicia Vikander e Sonoya Mizuno).
Ava è un personaggio che fa
facilmente breccia nei cuori degli spettatori, ma se vi aspettate qualcosa di
tenero alla Super Vicky, vi sbagliate di grosso. Ava è un personaggio complesso
che, al tempo stesso, suscita tenerezza ed anche un filo di inquietudine, che
attrae e respinge lo spettatore nell’arco del film. Approfondire il discorso,
significherebbe fare spoiler (anche se non è certo un film di recente uscita) e
quindi mi fermo qui.
Un discorso particolare va fatto
per Kyoko, personaggio muto, bellissimo e spaventoso che, comunque, si ritaglia
un suo spazio nella pellicola pur essendo quello meno rilevante dei quattro.
Scherzi a parte, questa
scena grottesca, ad esempio, mi ha turbato non poco (non è una battuta, vedete
il film)
Sonoya Mizuno, grazie al
linguaggio del corpo (non a caso è anche una ballerina professionista), è
riuscita a rendere espressivo e tridimensionale un personaggio che, non solo
non ha battute, ma che non ha nemmeno espressioni facciali…
Effetti speciali: Il film è costato circa 15
milioni di dollari, praticamente niente per una produzione cinematografica e
ancora meno per un film di fantascienza. Certo, non è un film di fantascienza
“laser ed esplosioni”, ma gli effetti speciali del corpo di Ava sono ben fatti,
“credibili” e, pur non facendo gridare al miracolo, sono piacevoli da vedere (piacevoli è un pò riduttivo dato che il film ha soffiato l'Oscar per gli effetti speciali a film un tantino più blasonati come Mad Max: Fury Road e Staw Wars: Il risveglio della Forza).
Carina anche l’idea dell’assemblabilità
dei corpi degli androidi. Decisamente meno belli, invece, gli effetti relativi
a Kyoto, comunque tutto sommato trascurabili nell’economia del film.
Inquietudine: Mettere l’inquietudine tra gli
aspetti positivi del film potrebbe sembrare assurdo… e probabilmente lo è. Ma è
questa l’atmosfera che il film trasmette… e la trasmette alla grande.
Sono inquietanti i personaggi
(tutti, ognuno a proprio modo), è inquietante la location (la sensazione di
claustrofobia durante i black out è terribile), sono inquietanti alcune scene
(ad esempio quella riguardante i predecessori di Ava).
Sono terribilmente inquietanti,
poi, le conversazioni tra Caleb e Nathan riguardanti la Bluebook, il modo in
cui sono state ottenute le espressioni facciali di Ava ed i parametri per la
scelta di Caleb come autore del test di Touring su Ava).
Insomma, un bel concentrato di
inquietudine con una spolverata di minimalismo ed eleganza.
Finale: Uno dei grandi pregi del film è
dimostrare come, con risorse limitate e partendo da un’dea di base originale
come le barzellette sui carabinieri, si può tirare fuori un bel film. Basta
creare la giusta atmosfera e far prendere agli eventi una piega inaspettata
quando, per tutto il film, hai fatto credere allo spettatore di aver capito
tutto del film e di avere lo svolgersi degli eventi sotto controllo.
Col cavolo.
Non sto parlando solo di colpi di
scena… quanto di veri e propri cambi di registro. Insomma, ci sono momenti in
cui Ex Machina sembra un normale film
di fantascienza, poi assume i tratti di un film romantico, poi di un thriller
con un paio di scena da “horror”…
Il finale non fa eccezione… anzi,
da un lato è quello che lo spettatore si aspetta, ma è il come ci si arriva
a sorprendere.
Gli attori ed i
personaggi interpretati (almeno alcuni): Come ho detto prima: i personaggi
sono solo quattro. Se le interpreti femminili mi hanno decisamente colpito, lo
hanno fatto in maniera minore le loro controparti maschili.
Non è una bocciatura completa,
sia chiaro… ma il confronto con Ava e Kyoko è decisamente arduo.
Ho trovato Caleb un personaggio
piuttosto privo di mordente e poco approfondito (tranne un background generico
che ci viene buttato in faccia dopo pochi minuti di film).
È possibile che non avere un
personaggio eccessivamente caratterizzato sia stata una scelta voluta da Alex
Garland (regista e sceneggiatore) per favorire l’immedesimazione del pubblico.
Insomma, Caleb è un tizio di cui sappiamo poco e niente che, per caso (o, almeno,
apparentemente per caso), si trova a vivere una situazione fuori dal comune con
personaggi decisamente fuori dal comune… l’immedesimazione da parte del
telespettatore (ma non l’empatia), è facile.
Non mi ha colpito neanche la
recitazione di Domhnall Gleeson, decisamente più sotto che sopra le righe,
forse proprio perché “castrata” dalla natura del personaggio, ma che risulta ai
limiti del paradossale in alcune scene… su tutte quella in cui Caleb dubita
della propria natura.
Non so voi, io sarei
svenuto al solo pensiero…
Discorso diverso per Oscar Isaac
che ammetto di non aver per niente riconosciuto conciato così (è Poe Dameron in
Star Wars: Il risveglio della Forza).
Mi è piaciuto nella non facile
parte di Nathan Bateman risultando inquietante a diversi livelli per tutto il
film. Mi è piaciuto meno il personaggio da lui interpretato: troppo “esagerato”
in alcuni frangenti, troppo esasperati e stupidi alcuni suoi comportamenti
anche alla luce della trama e del tono del film. Un esempio non spoilerone: sei
alle soglie della scoperta della vita e, lavorando in un laboratorio/bunker
quasi del tutto isolato dal resto del mondo, passi le serate ad ubriacarti come
una merda con il rischio di combinare casini, di farti fregare l’idea o, più
banalmente, di inciampare, battere la testa e restarci secco perché nessuno è
in grado di raggiungerti?
Davvero?
E poi, porca miseria, non mi puoi spacciare per una delle menti più
geniali del pianeta uno che è conciato come fosse il cosplay di Alan in Una notte da
leoni 2!
Finale: Come i personaggi, anche il
finale mi ha suscitato sensazioni contrastanti. Per carità, non c’è niente di
“sbagliato”, ma ci sono tante piccole cose che non mi quadrano.
Sarò vago come un
marito traditore messo alle strette dalla moglie per evitare spoiler…
Ad esempio, l’unica scena “di
azione”, sembra “posticcia”, fuori contesto e toglie pathos al finale, invece
che aggiungerlo. Perché, poi Nathan agisce così? Mi è parsa una mossa
avventata, non c’era nessun altra soluzione se non quella di caricare a testa
bassa?
Davvero?
Anche la chiamiamola “uscita di
scena” (non inteso come morte), di un personaggio mia ha spiazzato non poco… va bene che il laboratorio solo
all’apparenza iper protetto, ha falle nella sicurezza grandi quanto Plutone, ma
perché diavolo il pilota dell’elicottero non fa domande?
Va bene la sospensione
dell’incredulità, d’accordissimo è un film di fantascienza, ma ho fatto più
fatica a vedere quella scena che a credere nell’esistenza di un’intelligenza
artificiale!
In conclusione, Ex Machina non è quel mattone lagnoso e
verboso come è stato definito da qualcuno e, allo stesso tempo, non è certo il
capolavoro di cui si è letto tanto.
È un gran bel film (di
fantascienza).
Punto.
Porca miseria, non è che se ogni
tanto qualcuno riesce a fare della buona fantascienza, di quella che affronta
temi attuali o profondi usando allegoricamente scenari, linguaggi ed elementi tipici
della fantascienza, si deve gridare al miracolo.
Non è che la fantascienza è roba
per nerd beoni, eh?
Guardatevi Starship Trooper, ad esempio: un film che, sotto la scorza da baraccone di fantascienza ignorante, è un film dai contenuti tutt’altro che banali.
È tutto per oggi, alla prossima!
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