Salve a tutti e
benvenuti nell’Internetturbino: il blog opportuno come una scorreggia in
ascensore.
L'hai mollata tu?
Attenzione!
Questa non è una recensione del film Il
Piccolo Principe, bensì la narrazione dell’epopea che ho affrontato per
vederlo al cinema. Sapete, ogni tanto mi capita di andare un po’ in paranoia
quando non mi viene in mente niente da scrivere per il blog… poi esco di casa e
gli eventi (accompagnati dalle sciagure), decidono di venirmi allegramente
incontro per darmi spunti ironici mica male…
In origine, per
via dell’incazzatura generata dallo svolgersi degli eventi, il post in
questione avrebbe dovuto finire dritto dritto (e di diritto) nella serie Wrestling nella vita reale con annesso
sclero violento… e, invece, è finito in Chiacchiere da Bar dove di solito
recensisco ciò che vedo… e vi racconto le mie sciagure.
Non fate quella faccia: leggete e
scoprirete perché....
02/01/2016
La mia ragazza
mi propone di andare a vedere Il Piccolo
Principe al cinema. Benché il piccolo principe ossigenato abbia un seguito
secondo solo a quello degli One Direction, il sottoscritto non ha
mai letto niente a riguardo.
Dal momento che
ne ho sentito parlare bene e che è da un discreto periodo di tempo che non vedo
un bel film d’animazione, decido di buon grado di accettare la proposta…
cacciandomi in puttanaio mica da poco.
E adesso seguiamo insieme l'odissea dell'Internetturbino...
Praticamente
all’istante, sorge il primo problema: complice la contemporanea uscita nelle
sale dell’ultimo film divoratore di euro di Checco Zalone, Il Piccolo Principe viene trattato dai
distributori come un cartone animato qualsiasi… e, come ben sa chi ha letto
l’opera (e come ho imparato io vedendolo), non c’è niente di più sbagliato.
Risultato?
Il film viene
proiettato dalla stragrande maggioranza dei cinema in pieno orario pennica post
pranzo: alle 15.00, alle 16.00… di spettacoli serali, neanche l’ombra.
La scelta cade,
quindi, sul Multisala Vignola di Polignano che non solo è poco lontano, ma lo
proietta ad un orario un po’ più umano: le 18.15. Dal momento che, come vi ho
raccontato qui e qui, quando vado al cinema
tendo a diventare un maniaco del controllo, decido di partire con
largo anticipo… anche in previsione della temibile e chilometrica fila di gente
in fila per Quo Vado di Checco Zalone.
Previsione sbagliata.
Non c’era una fila chilometrica…
... era qualcosa di più simile
ad un esodo biblico
Persone che compravano biglietti, che li prenotavano,
persone che ne volevano comprare 30, lasciando solo un acconto con conseguente
discussione in biglietteria e fila paralizzata.
Un fo***to delirio.
La situazione pare subito fuori controllo.
Con un gran bel lavoro di squadra, io e la mia ragazza ci dividiamo i compiti: io, piuttosto demofobico, mi defilo e marco stretto il tipo che strappa i biglietti, la mia ragazza, più animale sociale di me (e ci vuol poco), si mette in fila e stringe alleanze sottobanco con una giovane coppia e con una madre con prole al seguito fan de Il Piccolo Principe. Ad un certo punto, sento il sig. Strappa Biglietti dire “Il Piccolo Principe è tutto esaurito!”. Do subito l’allarme, ma vengo bellamente inizialmente ignorato perché il bigliettaio, con un’espressione tipo questa…
Con un gran bel lavoro di squadra, io e la mia ragazza ci dividiamo i compiti: io, piuttosto demofobico, mi defilo e marco stretto il tipo che strappa i biglietti, la mia ragazza, più animale sociale di me (e ci vuol poco), si mette in fila e stringe alleanze sottobanco con una giovane coppia e con una madre con prole al seguito fan de Il Piccolo Principe. Ad un certo punto, sento il sig. Strappa Biglietti dire “Il Piccolo Principe è tutto esaurito!”. Do subito l’allarme, ma vengo bellamente inizialmente ignorato perché il bigliettaio, con un’espressione tipo questa…
… continua
imperterrito a staccare biglietti.
Risultato: io e
la mia ragazza riusciamo ad evitare di prendere biglietti ad minchiam, mentre alcuni si ritrovano in mano biglietti utili
come un coriandolo quando è finita la carta igienica.
Si scatena
l’inferno.
Bambini piccoli
con i lacrimoni che non capiscono perché non possono andare a vedere il film
anche se hanno il biglietto e relativi genitori che si abbandonano a terrificanti
bestemmioni… ma sottovoce per non turbare le proprie creature.
Alla fine, dopo
non poche polemiche (condite da qualche apprezzamento sulle rispettive madri),
i presenti giungono ad un accordo. Si decide di far valere i biglietti già
stampati per lo spettacolo del giorno dopo e di permettere ai presenti rimasti
a bocca asciutta di acquistare sul momento i biglietti per il successivo giorno
(cosa che io e la mia ragazza facciamo al volo).
Faccio appena in
tempo a razionalizzare il fatto di essere stato rimpallato al cinema per Il Piccolo Principe che, mentre
salutiamo la madre che abbiamo conosciuto in fila, i bimbi urlano alla mia
ragazza “Domani vogliamo sederci accanto a te!”.
Perfetto.
Come circondarsi
da bambini molesti senza procreare.
No, scherzo:
erano carucci.
03/01/2016
Secondo
tentativo.
Pur avendo già i
biglietti, si parte con ulteriori quindici minuti di anticipo rispetto al
giorno prima: va bene la magia de Il
Piccolo Principe, ma non avrei sopportato l’onta del disonore nell’essere
respinto un’altra volta.
Inoltre, visti i
precedenti, non riservo grande fiducia nelle doti organizzative dei gestori del
Multisala Vignola.
Arrivati al
cinema, la fila per Quo Vado parte
addirittura dal marciapiede. Sventolando i nostri biglietti manco fossero
letali spade laser, ci incuneiamo in una sorta di fila parallela a quella
“ufficiale”, raggiungiamo mister strappa biglietti… e ci accomodiamo nella Sala
3.
Sala 3 del
Multisala Vignola.
Con gioia e
meraviglia, io e la mia ragazza ci accorgiamo di essere i primi e ci accomodiamo.
Faccio in tempo
a contare i posti della sala: 100 tondi tondi.
Alla
spicciolata, ma in rapida sequenza (come le brutte notizie, le bollette e gli
elettrodomestici che si rompono), arrivano gli altri spettatori.
10, 20, 40, 60,
80…
Della mamma con
i bimbi nessuna traccia…
90, 100, 110…
120… compresa la madre con le creature al seguito.
Ehi, i conti non
mi tornano!
A meno che... oh, perfetto! Overbooking!
Quello è il mio posto!
Vi faccio un
esempio dei dialoghi a cui si poteva assistere in sala:
Signore in ritardo, ma con biglietto:
“Ok, ho il posto C6… Ehi, lei! È seduto al mio posto, mi fa vedere il
biglietto?”
Spettatore: “Non me
l’hanno dato!”
Immancabilmente,
scoppia un inverecondo casino.
Ve la faccio
breve, perché ho altre cose da dire. In pratica, i gestori si sono trovati a
gestire un temibile puttanaio frutto di due giorni di allegra gestione a membro
di canide. C’erano infatti:
persone
con biglietto fatto il giorno prima, ma non utilizzato a cui era stata data la
possibilità di usarlo il giorno dopo,
persone
(come il sottoscritto) che avevano acquistato il biglietto il giorno prima,
persone
che avevano acquistato regolarmente il biglietto,
persone
che avevano pagato ma a cui (per negligenza? Fretta? Desiderio smodato di fare
soldi in nero?) non era stato rilasciato il biglietto
Risultato?
La degenerazione di tutte le conquiste dell'umanità dall'Illuminismo ad oggi.
Tutto sommato,
vista anche la presenza di diversi bambini, i toni si sono mantenuti
civili… anche perché, all’interno della sala, tutti avevano ragione avendo
pagato regolarmente il biglietto.
Insomma,
se in sala eravamo anche troppi, gli unici latitanti erano proprio i gestori della sala
(magari caduti in estasi mistica mentre stampavano a ripetizione biglietti per Quo Vado).
Dopo aver
battibeccato tra loro, gli
spettatori rimasti in piedi hanno ben compreso che la stronzata l’avevano fatta
i gestori.
Circa 20 minuti dopo il previsto inizio del film, si inizia a vedere la luce.
Circa 20 minuti dopo il previsto inizio del film, si inizia a vedere la luce.
Prima isolati,
poi sempre più frequenti si sono alzati, temibili come l’Haka degli All Blacks, alcuni
cori:
“Chiamo
la Finanza!”
“Chiamo
i Vigili!”
“Chiamo
quella fallofila di tua madre!”
“Scarichiamocelo
il film e vaf****ulo!”
“Adesso
si pestano per Il
Piccolo Principe… non penso che l’insegnamento del libro fosse esattamente
questo!”
Ad un certo
punto, una famigliola va via, le luci si spengono… ed i gestori portano in sala
alcune sedie di plastica… che alcuni spettatori esasperati si sistemano da soli
al grido: “Me la sono portata da casa!”.
Ultimata la
diposizione delle sedie supplementari, dall'oscurità si leva un altro grido:
“Magari
quelle sedie non davanti all’uscita di sicurezza…”
(tralasciando
le 120 persone in una sala omologata per 100, vabbè…)
Peccato… avremmo
fatto poker di violazioni:
fiscali
di
sicurezza
etiche
morali
In questo clima (kafkiano?),
finalmente inizia il film… con quasi 30 minuti di ritardo (e, se non vado errato, con qualche spettatore rimasto in piedi in fondo alla sala).
Insomma, alla fine, com’è Il Piccolo Principe?
Gran bel film,
poetico e commovente.
In totale sintonia con lo spirito del film, anche in sala è stato un bambino ad essere protagonista della migliore azione della serata: si è commosso, è scoppiato in lacrime ed ha riappacificato un po’ tutti…
In totale sintonia con lo spirito del film, anche in sala è stato un bambino ad essere protagonista della migliore azione della serata: si è commosso, è scoppiato in lacrime ed ha riappacificato un po’ tutti…
… peccato che un
altro bambino biondo e ricciolino (in pratica la controfigura del Piccolo
Principe), si sia addormentato ed abbia russato come un cucciolo di brontosauro con la sinusite per tutta la parte finale del film.
Finito il film,
la mia ragazza non ha resistito alla tentazione di appendere verbalmente al
muro il gestore (ma penso che avrebbe desiderato farlo anche fisicamente)… ed
anche a me è salita una discreta carogna (insomma, nella mia vita ho visto
blockbuster di ogni genere e non ho mai assistito ad un puttanaio simile… ed
anche speculare su Il Piccolo Principe non è proprio da Premio Nobel per la bontà.
Per Quo Vado cos'avranno combinato?
Traffico di organi?
Tratta delle schiave?
Mi disegni una pecora?
Ti ho disegnato un arrosticino, va bene uguale?
Traffico di organi?
Tratta delle schiave?
Messo alle
strette, ed accortosi di aver rischiato, nell’ordine, l’impalamento davanti
alla macchina del popcorn, l'incendio doloso ritorsivo ed un discreto numero di denunce, il gestore del
Multisala Vignola ha almeno avuto la dignità di ammettere le sue colpe senza
accampare stupidi scuse… ed ha anche promesso che una simile cosa non sarebbe
più accaduta (su questo punto, caro gestore, mi permetta di essere un po’
scettico).
Sul più bello,
però, ecco l’immancabile str***ata che spunta sempre fuori quando uno viene
colto con le mani nella marmellata e prova a dire qualcosa in sua discolpa:
“Sono
stati gli spettatori a chiedermi di mettere le sedie!”
Grazie al c***o!
Hanno pagato, hanno gentilmente deciso di non denunciarti e di non metterti le
mani addosso… come lo dovevano vedere il film? Soppalcando la sala? Dovevano
tornate, per la seconda serata di fila, a casa con in figli in lacrime?
Se mordi il gestore del cinema, gli passi la rabbia?
Perché vuoi saperlo?
Ho un piano...
In conclusione,
andate a vedere Il Piccolo Principe:
è un film magico...
… solo un film
come questo è in grado di unire bambini che russano, magia, avidità, bambini
che si commuovono, ira, delicatezza, disorganizzazione, commozione, violazione
delle basilari norme fiscali e di sicurezza (e di buon senso) e poesia!
E, in più, da
domenica ho un mio nuovo mito assoluto:
È tutto per
oggi, alla prossima!
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