Salve a tutti e benvenuti
nell’Internetturbino: il blog entusiasmante come aprire l'uovo di Pasqua e trovarci dentro...
... il virus del vaiolo
Seconda parte del reportage poco
serio dedicato alla gita del sottoscritto a Matera di qualche giorno fa (potete
recuperare la prima parte qui).
Nella scorsa puntata, avevamo
lasciato un gruppo più eterogeneo (ma meno figo) della Compagnia dell’Anello,
duramente provato dalle circa due ore di camminata lungo i sassi di Matera…
Ehi, gli Hobbit della Contea sono poco inclini all’avventura, noi
abitanti della pianura poco inclini alle salite, che ci volete fare…
Sta di fatto che, stanchi ed
affamati, non ci vedevamo più dalla fame… tipo pubblicità della Fiesta?
… No, tipo Sirio il Dragone in buona parte degli episodi de I Cavalieri
dello Zodiaco
In strada per l’agriturismo San
Giuliano, il capo gita (per distoglierci dai morsi della fame), ci ha
intrattenuto raccontandoci il sentito dispiacere del proprietario
dell’agriturismo quando, durante la telefonata per concordare il menù, ha saputo della presenza di vegetariani e vegani nella
comitiva.
Mentre il racconto proseguiva, la
tristezza dell’uomo nel servire pasta al pomodoro ai suoi ospiti era quasi
tangibile.
Dalle ultime file del pullman
iniziavano, però, a trapelare inquietanti racconti secondo cui l’uomo, in
realtà, era solito fare a pezzi i vegani per poi spacciarli come trippa fatta in casa agli
onnivori.
Ad una persona a caso nella
comitiva è toccato scoprire sulla propria pelle quale delle due storie sul
proprietario dell’agriturismo fosse vera: squisito filantropo, o malefico
serial killer?
Il problema, infatti, è che tale
persona non solo non mangiava la carne, ma (causa intolleranze), non poteva
neanche mangiare la pasta al sugo.
A questo punto, il ristoratore ha
reagito come se il suo interlocutore gli avesse detto qualcosa del tipo:
“Mi rimangono tre
giorni di vita… e un autoarticolato ha stirato il mio cane… che poco prima si
era mangiato il mio gatto… che si era appena strozzato con una lisca dopo aver
mangiato il mio pesce rosso”
Insomma, per poco non è scoppiato
in lacrime maledicendo il destino crudele che si accanisce contro i poveri innocenti.
Risolto il problema, il pranzo è
finalmente iniziato.
Il lauto pasto consisteva in una
serie di antipasti della casa, un primo, dolce e frutta più acqua e vino a
volontà.
Come sempre accade, non mancavano
nella comitiva i patiti della fotografia che, appena è arrivato il primo
piatto, hanno sguainato le loro reflex con teleobiettivo ed hanno iniziato a
fotografare il cibo:
Suppongo a livello molecolare, visto i loro obiettivi smisurati da paparazzo molesto
In un angolino, il ristoratore
scuoteva tristemente il capo.
Si sa, a prima fame, ci si
avventa come tirannosauri sugli antipasti. La comitiva non ha fatto,
ovviamente, differenza.
Sfortunatamente, i primi cinque
antipasti erano fortemente conditi con aglio e, come se non bastasse, subito
dopo è arrivata una specie di versione fortemente maiala e dall’alto contenuto
di colesterolo della bruschetta:
Fetta di pane fritto con peperonata sopra (detta anche “Scorciatoia per
l’infarto”)
Dopo un simile inizio, tutti i commensali sono
stati immediatamente colti dal fenomeno noto come “alito alla Van Helsing”…
Ad ogni sospiro, in pratica, ognuno di noi lasciava agonizzante una
mezza dozzina di vampiri
A questo punto, mentre gli
antipasti continuavano ad arrivare a ciclo continuo, è partito (forte e
spontaneo), un temibile spirito agonistico… Uno contro l’altro lucani e
pugliesi: due popolazioni note per la loro voracità (specialmente in compagnia).
A scontrarsi due vere e proprie scuole
di pensiero divergenti: da una parte i lucani, velocisti dell’abbuffata, in
grado di assumere quantità spropositate di calorie in circa 15 minuti,
dall’altra i pugliesi, i maratoneti del cibo, temprati da matrimoni di 12 (e
più) ore cadauno (anche perché, in Puglia, se un matrimonio dura meno di 8 ore,
viene annullato d’ufficio dalla Sacra Rota).
Per non correre il rischio di
soccombere, con un gruppo di coraggiosi, si è deciso di fare due passi con
annessa sigaretta “a sgrassare”.
E qui, si è sfiorato il dramma.
Visitando le stalle, una ragazza della
comitiva ha iniziato a parlare (con voce in falsetto), con un vitellone e,
forse stanca di non ricevere risposta, si è voltata verso gli altri membri del
gruppo ed ha chiesto: “Perché non li liberiamo tutti?”.
Ma, non saprei… forse perché non voglio farmi accoltellare dal
proprietario dell’agriturismo?
Scampato il rischio
dell’incidente diplomatico, siamo tornati in sala decisi più che mai a farci
onore. La tecnica ha funzionato e, all’arrivo del primo (fortunatamente un
assaggio), i più temerari di noi hanno iniziato a bullarsi con frasi del tipo:
“Sì, la pasta è cotta… puoi preparare i piatti”.
Battuta diffusa in Puglia quando
si vuole paragonare i piatti di pasta quantitativamente scarsi (sono ritenuti
tali tutti quelli sotto i 150 gr.), all’assaggino che si fa di tanto in tanto
per controllare la cottura della pasta (che, ripetuto nel tempo, può diventare
un pranzo a sé).
Stanchi e appesantiti (ma
trionfanti), finito il pranzo ci siamo diretti caracollando verso il bus…
Prossima tappa, l’oasi di San
Giuliano.
Durante il breve tragitto (forse
a causa del vino, forse a causa del pane fritto), hanno iniziato a susseguirsi
voci incontrollate: nell’oasi sarebbe stato possibile andare a cavallo, tirare
con l’arco, fare arrampicata sportiva… e, addirittura, tirare con l’arco a
dorso di un cavallo che praticava free-climbing.
L’entusiasmo iniziale, però, ha
lasciato il posto a qualche dubbio:
Con tutto quello che avevamo mangiato,
andare al cavallo avrebbe significato come minimo vomitare sulla
criniera del povero animale
(S)fortunatamente erano solo
voci.
Giunti all’Oasi, per farci
superare il dispiacere, le guide ci hanno mostrato (e fatto toccare e tenere in
mano, un serpente ed un camaleonte).
E, comunque, avendo visto un
camaleonte dal vivo, non posso fare a meno di apprezzare ancora di più la
fantastica interpretazione di Giovanni di Aldo, Giovanni e Giacomo:
Poi, è stata la volta del
serpente che, al tatto, è meno viscido di quanto uno si possa immaginare:
È stato come
accarezzare una borsa di pitone
Battuta (involontaria) della
giornata alla guida del parco che, parlandoci di una particolare specie di
serpenti, ci ha descritto la loro aggressività durante il periodo
dell’accoppiamento, quando possono arrivare anche ad inseguire l’uomo.
Perché sono stati interrotti, o
perché lo vogliono sodomizzare?
Ai posteriori posteri l’ardua
sentenza.
La visita è poi proseguita
nell’oasi vera e propria dove, armati di binocoli professionali, ci siamo dedicati al
birdwatching…
... prima che metà del gruppo si accorgesse mestamente di non
saperli usare
Prima di capitolare davanti
all’evidenza, però, si sono sentite stronzate allucinanti di persone che
millantavano di aver avvistato creature mitologiche pur di non ammettere di non
essere in grado di utilizzare decentemente un binocolo.
Guarda, ho visto
un’anatra!
Io ho visto Falcor!
Io un UFO!
A quel punto, complice anche la
pioggia, abbiamo fatto ritorno al bus… e qui, buona parte dei giovinastri della
comitiva sono crollati in un sonno profondo appena poggiato il culo sui sedili.
Giovani smidollati.
Io, invece, non ho chiuso occhio
fino a casa...
Ma solo perché, essendo alto
1.90, sono stato colto da terrificanti crampi mentre cercavo una posizione comoda
per appisolarmi…
È tutto per oggi, alla prossima!
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