lunedì 19 ottobre 2020

Chiacchiere da bar - (Dis)avventura alle poste

Salve a tutti e benvenuti nell'Internetturbino, il blog utile come una mascherina sotto il mento...
 
... di questo passo ci estingueremo per il Coronavirus, ma almeno avremo debellato il mal di gola

 

 


Tempo di lettura: 4 minuti
 
A volte, quando non ho idee per scrivere qui sul blog, ci pensa la vita a darmi una mano.
Come un'amorevole madre che ti prende per mano e ti sussurra parole di conforto nei momenti difficili?
No, piuttosto come una sclerotica matrigna che ti schiaffeggia con le ciabatte ripetendoti quanto sei cretino.
Ed è proprio così che nasce questo post.
Giovedì scorso ricevo una chiamata da un mobilificio per la consegna di un tavolo. Dal momento che ci vuole un po' di ansia nella vita, la tipa del mobilificio prova ad ogni modo a fissare l'appuntamento per la consegna per la mattina successiva.
Dopo trattative estenuanti, fissiamo l'appuntamento per le 14.
Alla mia domanda: "Che metodo di pagamento preferite per il saldo, bonifico o assegno?", mi sento rispondere: "Assegno, il bonifico va fatto quattro giorni prima della consegna".
Avrei dovuto rispondere: "Allora dovevate chiamarmi quattro giorni fa", ma, per amore del quieto vivere, accetto il pagamento tramite assegno e vado in Posta.
Ed è qui che il quieto vivere è stato avvelenato, pugnalato, impalato, impiccato, sbudellato, affogato e squartato.
 
Ed è guarito?

Entro in posta alle ore 16 e, fortunatamente, ci sono solo il sottoscritto, la mia gioia di vivere, i dipendenti ed una manciata di clienti.
Mentre mi accingo a prendere il bigliettino, un operatore, adescandomi come uno spacciatore in un parco di notte mi fa: "Pssst! Vieni qui che ho questo numero e non c'è nessuno".
Mi avvicino, il tipo preme il pulsante per far scorrere la fila, mi guarda e sporgendosi dal plexiglas come materia fecale dal deretano, mi fa: "Ah no, scusa: il numero è passato, siamo al successivo... servo il signore e poi te".
 

Faccio spallucce, indietreggio per mantenere il distanziamento e aspetto, interrogandomi sull'inutilità del genere umano.
Il signore finisce, il dipendente fa scorrere la fila, il display indica il numero successivo e, giustamente, si avvicina un altro cliente con regolare numerino.
Ora, se non lo sapete già, ve lo dico io: la cosa che odio in assoluto di più al mondo sono quelli che, con la pretesa di aiutarti, ti fanno perdere tempo.
Ma proprio non c'è storia, neanche con quelli che ti telefonano per improbabili offerte commerciali facendoti perdere la concentrazione mentre stai tentando di andare di corpo dopo una settimana di dolorosa stitichezza.
Lancio un'occhiata che vale più di mille vaffanculo al tipo che mi risponde: "Forse è meglio che prendi il numerino".
Cosa che ho provato a fare fare fin dall'inizio, ma vabbè.
Prendo questo benedetto numerino e, quando arriva il mio turno, vado da un'altra dipendente.
"Devo fare un vaglia" bofonchio.
"Che tipo di vaglia?".
Ora, premetto che, come la stragrande maggioranza degli italiani non so una mazza di macrofinanza, microfinanza e tantomeno compilare la relativa modulistica. 
Dico la prima cosa che mi viene in mente e che, sorprendentemente, non è "Vaffanculo", bensì "Postale"... poi, rendendomi conto che è una riposta piuttosto stronza, riprovo con "Circolare".
Immediatamente rifletto sul fatto che il modulo è lo stesso per il vaglia circolare, per quello ordinario e per quello veloce e mi pento subito di non aver risposto "Vaffanculo".
Sicuramente sarò scemo io, ma tutte le altre volte che ho fatto una vaglia non mi è mai stata posta questa domanda.
Finito?
Neanche per sogno.
"Ha compilato il modulo?"
"No". 
E grazie al cazzo, ogni volta che ne cerco uno non c'è mai e, ripeto, in Posta eravamo quattro gatti...
 
... rognosi, castrati ed esasperati...  
 
... non vedo il motivo per cui non avrei potuto compilarlo là davanti alla tipa in una manciata di minuti.
"E no, doveva chiedere prima il modulo... facciamo così: tenga, lo compili, e poi torni da me mentre intanto servo il signore".
Ignoro la vena sul collo che mi sta pulsando ad un ritmo preoccupante...
 
... tipo assolo di Tullio De Piscopo posseduto dal maligno...
 
... le strappo metaforicamente il modulo dalle mani a causa del plexiglas che, a pensarci bene, mi impedisce di scalvare il bancone...

... modello Olio Cuore...

... e saltarle alla gola, e mi rintano, rancoroso, a compilare il modulo. E qui ammetto una mia mancanza: accecato dallo scazzo alla dicitura "NOME" ho scritto nome e cognome, ma all'idea di chiedere un nuovo modulo, ho avuto un mezzo attacco di panico e, quindi, ho fatto finta di niente.
Finisco ed aspetto il mio turno.
Sorpresa, anche in questo caso, dopo aver servito un altro cliente, e un altro ancora, la tipa mi fa: "Forse è meglio che prende il numerino".
Ignoro il rumore di vetri infranti che proviene dai mieti testicoli, prendo il numerino, sbaglio clamorosamente sportello riuscendo comunque ad andare a quello giusto senza perdere il turno, ignorando comprensibilmente il tipo dello sportello sbagliato (il primo con cui avevo avuto la fortuna di parlare) che mi fa: "Ma se vuoi, ti servo io lo stesso!", e mi ritrovo davanti ad un altro dipendente a cui consegno il modulo.
Questo mi guarda, guarda il modulo, mi guarda di nuovo e poi va dal collega (sempre lo stesso di prima) e gli bisbiglia: "Ha scritto nome e cognome dove andava indicato il nome!".
Infame e pure spione.
Il collega lo guarda malissimo e lo apostrofa con un: "Non rompere, non fa niente".
 
Boh, non guardate me... c'è un limite a tutto
 
Il tipo ritorna, compila il compilabile al computer con una lentezza disarmante e mi fa: "Questo è il numero del tuo conto?"
"No, è quello della meretrice che ti ha messo al mondo". "Sì".
"Sei tu il titolare del conto, o è cointestato?"
"Sono io, il mio gruppo sanguigno è A+, calzo 48 e ti dico pure quante volte vado di corpo alla settimana se serve per porre fine a questa buffonata". "Sono io".
Poi, letto il nome del mobilificio, mi fa: "Ah sì... li conosco" e si volta a guardarmi.
Ma come, mi avete praticamente sequestrato per mezz'ora e fatto uscire di  matto per un vaglia, fai lo spione e adesso vuoi pure fare conversazione spicciola?
Faccio un microcenno del capo a metà strada tra il "frega cazzi" ed il "muori male", aspetto che finisca, saluto e me ne vado con meno fiducia nel prossimo di quanta ne avessi al mio ingresso in Posta.
Ed era già pochissima.
È tutto per oggi, alla prossima!

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