Salve
a tutti e benvenuti nell’Internetturbino: il blog simpatico come una
barzelletta sui carabinieri…
… raccontata ai carabinieri durante
un controllo a fine serata (da sbronzi)
Tempo
fa (qui), vi ho raccontato di una mia gita a Matera. Questa trasferta in terra
lucana ha, di recente, avuto non solo un bis, ma anche un tris...
Tempo di lettura: 12 minuti circa
Come posso chiamare, dunque, questa trilogia dedicata alla Basilicata?
Basilicata Coast to Coast?
No, penso che questo nome sia già stato preso…
Ah, ecco: in onore del grande Sergio Leone, la chiamerò…
La trilogia del peperone crusco
Cominciamo
dall’inizio che è sempre un buon punto di partenza.
Qualche tempo fa, la mia ragazza, e parte della comitiva, sono andati a Castelmezzano per fare il volo dell’angelo...
Qualche tempo fa, la mia ragazza, e parte della comitiva, sono andati a Castelmezzano per fare il volo dell’angelo...
... e io non sono stato invitato
Lo
ammetto, l’idea di essere imbracato come un insaccato e sparato da un lato
all’altro delle dolomiti lucane, non mi ha mai entusiasmato… ma, insomma, è il
principio che conta.
Dopo
aver tenuto il muso alla mia ragazza per circa dodici secondi, abbiamo raggiunto
un accordo: avremmo fatto la successiva “attività ricreativa” insieme, magari
sempre in Basilicata.
Io
avevo in mente tranquille scampagnate all’insegna del relax ed attività
bucoliche varie ed eventuali… e, invece, no.
Sfortunatamente
per il sottoscritto, la Basilicata negli ultimi anni è diventata la terra delle
attività estreme, una specie di succursale di Mai Dire Banzai… ma più crudele.
L’attività prescelta, quindi, non è stato un weekend a cogliere rucola selvatica in campagna, bensì il ponte tibetano a Sasso di Castalda noto come Ponte alla Luna.
L’attività prescelta, quindi, non è stato un weekend a cogliere rucola selvatica in campagna, bensì il ponte tibetano a Sasso di Castalda noto come Ponte alla Luna.
Ora,
io ho sempre sognato di vivere almeno una delle scene della trilogia di Indiana Jones (il quarto film non esiste, lo sanno tutti)…
… Ma magari non quella della cena a base
di cervello di scimmia in semifreddo
… e neanche quella del ponte sospeso
sul nulla con il cattivo che prova a strapparti il cuore…
A
proposito di organo cardiaco, in cuor mio pensavo di cavarmela con un “Dai, poi
vediamo…” che è tipo la mia versione educata di “Non accadrà tipo mai nella
vita”… purtroppo, un’amica della mia ragazza ha ben pensato di regalarle due
biglietti per il Ponte alla Luna e, quindi, non si è più trattato di decidere se andare, ma quando andare.
Dopo
varie trattative e biechi tentativi da parte del sottoscritto di rimandare a data da
destinarsi, il giorno prescelto è stato il 26 agosto.
L’allegra comitiva era formata da chi vi scrive, dalla mia ragazza, dall’artefice del regalo (che ha rischiato l’incidente diplomatico con la madre della mia fidanzata) e da un amico raccattato al volo (che ha pure guidato, poverino).
L’allegra comitiva era formata da chi vi scrive, dalla mia ragazza, dall’artefice del regalo (che ha rischiato l’incidente diplomatico con la madre della mia fidanzata) e da un amico raccattato al volo (che ha pure guidato, poverino).
Insomma:
biglietto gratis, non ho guidato e sono pure sopravvissuto… a conti fatti, è
stato un successone.
A conti fatti… ma andiamo con ordine.
Si decide di partire alla buonora fondamentalmente per due motivi:
Dopo aver passato il primo quarto d’ora del viaggio a discutere su chi conoscesse meglio la strada per arrivare a Sasso di Castalda (alla fine, ovviamente, aveva ragione il navigatore), ci siamo messi in viaggio e tutto è andato per il meglio… almeno non appena varcato il confine pugliese.
Sia chiaro, non ho niente contro la Basilicata… anzi, come si suol dire in questi casi, ho anche un paio di amici lucani... ma le strade sono un disastro.
Però, almeno, è un disastro annunciato dal momento che abbiamo incontrato una moltitudine di cartelli che recitavano:
Mancavano solo i cartelli con scritto “Attenzione – attraversamento buche”…
A conti fatti… ma andiamo con ordine.
Si decide di partire alla buonora fondamentalmente per due motivi:
1) Ci vogliono quasi tre ore per arrivare a Sasso di
Castalda e, soprattutto…
2) ... Per rendere il tutto più avventuroso, non è
possibile prenotare un orario specifico per accedere al ponte tibetano… si
arriva e ci si mette pazientemente in fila (il fatto, poi, di aver letto
commenti di persone rimpallate dopo aver passato ore in fila è stato un
ulteriore incentivo per anticipare la partenza…)
Dopo aver passato il primo quarto d’ora del viaggio a discutere su chi conoscesse meglio la strada per arrivare a Sasso di Castalda (alla fine, ovviamente, aveva ragione il navigatore), ci siamo messi in viaggio e tutto è andato per il meglio… almeno non appena varcato il confine pugliese.
Sia chiaro, non ho niente contro la Basilicata… anzi, come si suol dire in questi casi, ho anche un paio di amici lucani... ma le strade sono un disastro.
Però, almeno, è un disastro annunciato dal momento che abbiamo incontrato una moltitudine di cartelli che recitavano:
Attenzione – strada deformata
Attenzione – strada dissestata
Attenzione – buche
Attenzione – attraversamento bovini (per non farci
mancare niente)
Mancavano solo i cartelli con scritto “Attenzione – attraversamento buche”…
… oppure “Attenzione –
attraversamento mucche dissestate”
Nonostante tutto, siamo arrivati a destinazione intorno alle 11 circa (con l'ultimo accesso al ponte prima della pausa pomeridiana intorno alle 12-12.30)...
Non prima di aver fatto una pausa
caffè (e minzione) in una stazione di servizio che sembrava uscita da un libro di
Stephen King (prego notare il leggerissimo abuso edilizio)
Prima
tappa: trovare la biglietteria (che non si trova in prossimità dei ponti… anche
se va detto che Sasso di Castalda si attraversa in circa 10 minuti).
Il
vero problema, semmai, è la pendenza di alcune strade…
… prossima al free climbing…
… tant’è che, l’amica della mia ragazza, buttando nel cesso decenni di femminismo, ha commentato: “Accidenti, le donne qui avranno tutte dei culi sodissimi!”.
Arrivati in biglietteria, il buon omino bigliettaio ha cercato di darci delle informazioni sulla città ma noi, colti dallo spirito d’avventura (e dal terrore di non fare in tempo), lo abbiamo bellamente ignorato e ci siamo fiondati verso i ponti.
A quasi un mese di distanza, devo dire che la cosa più dura di tutta l’esperienza è stata proprio… la fila sotto il sole.
Niente riparo e, come detto prima, niente prenotazione.
Inoltre, un altro pericolo: finire nel vuoto cosmico tra i due turni di apertura (tipo la mattina fino alle 12 ed il pomeriggio dalle 15) con il concreto rischio di passare ore nella ridente Sasso di Castalda a girarsi i pollici.
Naturalmente, una volta in fila, vuoi per la noia, vuoi per spirito di osservazione, ho studiato i presenti e, con piacere, ho notato vari esempi di umanità:
Coppietta con lei che spremeva punti neri sulla
faccia di lui (che si dimenava come un derviscio e si lamentava come una
partoriente)
Altra coppietta con lei che insisteva nell’annodare la camicia di lui scoprendogli la pancia tipo sexy cubista
Uomo che, avendo clamorosamente frainteso l’avviso “Abbigliamento sportivo consigliato”, si era presentato in completo da prima comunione
Naturalmente,
visto che chi si somiglia si piglia, abbiamo fatto subito amicizia con i
campioni sopracitati (specialmente con le due coppie, anche se una delle due
ragazze ha deciso di fare la fila sotto il sole senza attraversare il ponte… se
non è amore questo). Questa amicizia, si è poi trasformata in solidarietà
quando abbiamo rischiato di non salire nell’ultima “infornata” della mattina.
Man
mano che si avvicinava il nostro turno, infatti, ci siamo spacciati per
un’unica comitiva (poi per parenti e infine per scambisti), pur di accedere
tutti insieme prima della pausa.
Intanto,
man mano che la fila scorreva, iniziavano a rincorrersi voci incontrollate sui
ponti: c’è chi sosteneva, ad esempio, che il ponte di prova fosse lungo 32 km,
alto 12 e sospeso su un fossato popolato da alligatori intolleranti al lattosio. Inoltre, secondo fonti top secret, che l'accesso al secondo ponte avveniva solo previa risoluzione
(rigorosamente a mente) di un’equazione di terzo grado, pena l’essere lanciati
nel Fosso Arenazzo in perfetto stile spartano:
Dimmi la √39.752.009!!!
Con una botta di culo clamorosa, alla fine, abbiamo superato per un soffio la tagliola di fine turno (che è stata posticipata di una mezz’oretta per via della grande affluenza). Dopo essere stati imbracati e rapidamente (molto rapidamente) istruiti su come attraversare i ponti senza morire, uno dei ragazzi conosciuti in fila ha ben pensato di porre ad uno dei responsabili del ponte la felice (ed originale) domanda: “Ma il ponte è sicuro?”.
Bella domanda, non c'è che dire... seconda solo a: “Ma la gente cade spesso?”.
No, solo una volta...
Il primo ponte, il Ponte inferiore Fosso Arenazzo, detto amichevolmente “il ponte di prova”, si trova ad un’altezza di 70 metri ed è lungo 95 metri e, vi dirò, essendo il primo ad essere affrontato (ovviamente), mette quasi più paura del secondo.
Comunque, in questi casi l’importante è non guardare giù, giusto?
… bensì il fatto che l’imbracatura
faccia venire un sexy culo alla Kim Kardashian a tutti i partecipanti (compreso il
sottoscritto)!
Dopo avervi deliziato con questa immagine che vi costerà almeno un paio d'anni di psicanalisi intensiva, possiamo continuare. Sopravvissuti al primo ponte, siamo stati accolti da un’altra responsabile che ci ha chiesto se ce la sentivamo di affrontare il secondo ponte.
Non essendo stati colti da crisi di panico, infarti, o visioni mistiche, abbiamo accettato.
Sfortunatamente, il sentiero che conduce da un ponte all’altro (complice anche il caldo boia), è stato un tantino impegnativo.
Immaginatemi mentre, fiero, procedo con passo spedito inerpicandomi tra i sentieri polverosi come uno stambecco…
… e poi dimenticate tutto: prego
notare la mia postura affranta durante la salita…
Accaldati ed emozionati (ma soprattutto accaldati), siamo arrivati al secondo ponte dove un’altra responsabile ci ha stretto l’imbracatura così tanto da farci perdere all’istante la sensibilità agli arti inferiori ed ai genitali.
Il secondo ponte, il Ponte alla Luna vero è proprio, è davvero alto...
...(120 metri di
altezza) e decisamente più lungo del primo (300 metri)...
... ma forti della precedente esperienza, forse è meno spaventoso del primo… se non fosse stato per il fatto che, uno dei ragazzi conosciuti in fila, ad un tratto ha ben pensato di far ondeggiare il ponte per far spaventare la propria fidanzata... venendo maledetto fino alla settima generazione da tutti i presenti.
Quello che si dice uno scherzo ben riuscito, vista la situazione...
Terminato il ponte, ci siamo goduti il panorama e scattato qualche foto dallo skywalk che, con il suo pavimento trasparente, mi ha inquietato ben più dei ponti.
Divorati i panini, ci siamo poi diretti per una pausa ristoratrice nel bar (penso l’unico del paese) e qui, la scoperta più bella della giornata: birre ad 1€ con vuoto a rendere (con il proprietario del bar che, poverino, inseguiva i clienti per farsi restituire le bottiglie).
Birra a 1€?!
Per un attimo, ho pensato di essere morto durante la traversata dei ponti e di essere arrivato in Paradiso…
Nessun commento:
Posta un commento