venerdì 30 giugno 2017

Chiacchiere da Bar - Viaggio allucinante



Salve a tutti e benvenuti nell’Internetturbino: il blog avvincente come un’avventura dei pirati…

 
… dei pirati somali, ovviamente

C’è chi passa le ferie in località super alla moda e c’è chi opta per vacanze alternative, magari prediligendo mete meno famose ed evitando l’alta stagione… Non è sicuramente questo il mio caso, dal momento che ho passato la penultima settimana di giugno in un ridente e soleggiato paesino. 
Milano. 
Visto che spesso (ma non in questo caso!), il viaggio per raggiungere la meta è più importante della meta stessa, fatemi divagare un po’ sul mio peregrinare…

 
Tempo di lettura: circa 11 minuti

 

Dicevo, rotta per Milano… In treno. 
Ve la farò breve: vuoi per l’avversione di uno dei membri della famiglia agli strumenti del demonio che sfidano le leggi di gravità noti come “aerei” e vuoi per il costo del volo decisamente conveniente… 

 
… per un viaggio a bordo dell’Enterprise, intendo… 

… capite bene che non c’è stata poi molta alternativa nella scelta del mezzo. 
Naturalmente, tra andata e ritorno, ho avuto l’onore di assistere a diversi eventi che avrebbero fatto dubitare Darwin della sua teoria evolutiva.

 
Mettetevi comodi, ricordate di non oltrepassare la linea gialla ed iniziamo…

Una signora anziana, salita a bordo, ha trovato il suo posto occupato da un altro viaggiatore che sosteneva di avere una regolare prenotazione. Dopo aver controllato i biglietti di entrambi, un controllore (donna) ha scoperto che la signora in questione stava consultando erroneamente il biglietto di ritorno e che avrebbe dovuto farsi quattro vagoni, con bagagli a seguito, per raggiungere il proprio posto (dopo esserci passata davanti perché aveva clamorosamente sbagliato la carrozza su cui salire).  
Al che, la povera signora ha detto al controllore: “Ma adesso come faccio?”. 
Il buon senso avrà avuto la meglio sulla ragione? 
Manco per il c***o dal momento che il controllore, con un tenero sorriso da rottweiler davanti ad un succulento polpaccio, ha risposto alla signora: “Beh, piano piano fa al contrario la strada che ha fatto per arrivare qui…”.

 
Premio Nobel per l’umanità 

Fortunatamente, la signora è stata aiutata da due passeggeri di buon cuore (seppur controvoglia, non raccontiamoci favole smielate).

Prendere un treno deve essere più difficile di quanto pensassi… Poco dopo, infatti, una famiglia nord europea, è salita sul treno e, sorpresa, anche loro hanno trovato i propri posti occupati… perché avevano sbagliato biglietto anche loro?  
No: perché avevano sbagliato treno. 
Risultato? 
Tutti accucciati nello spazio tra un vagone e l’altro, scesi alla successiva fermata… e poi di loro non se ne è saputo più niente.

Qualche ora dopo, poi, una famiglia italiana è salita a bordo ed il “capofamiglia” si è immediatamente chiesto a voce alta: “Dov’è la carrozza 5?”. Ne è nata una diatriba famigliare degna delle grandi discussioni che, solitamente, sorgono a causa di questioni legate all’eredità, finché il sottoscritto, vista anche la drammatica sorte toccata in precedenza agli altri compagni di viaggio, ha indicato la giusta direzione all’allegra famiglia… salvo essere bellamente ignorato dall’uomo che continuava ad insistere per andare nella direzione opposta.  
Anche gli altri passeggeri, dapprima col sorriso (poi sempre più alterati vista la sua insistenza), gli hanno fornito la stessa indicazione fino a che l’uomo non si è avviato (dubbioso) nella giusta direzione. Quando uno dei figli mi è passato accanto ha sospirato, come per scusarsi: “Mio padre ha la testa dura…”.

 
E tu sei cintura nera di eufemismo, figliolo…

Non ho, ahimè, finito. Nel giro di poche fermate, come spesso accade, sono salti a bordo due persone che hanno lasciato dei bigliettini per chiedere l’elemosina ai viaggiatori. 
Noto, in realtà senza troppa sorpresa, che anche i mendicanti evitano come la peste i temibili e disastrati treni regionali, preferendo i treni di fascia più alta (fascia “più alta” relativamente, ovvio…) 
Dal momento che c’è crisi (tanto più se sei costretto a chiedere l’elemosina), queste persone tendono a riprendersi i loro biglietti prima di scendere dal treno. 
Uno dei due, però, se n’è dimenticato (stai a vedere che, alla fine, ci ha rimesso…), lasciandone uno in giro. 
Quando, poco dopo, un controllore (sarà un caso che i controllori più inaciditi dalla vita siano donne?) ha visto il foglietto, ha chiesto a noi passeggeri, sbuffando: “Ma è salita una zingara?”. 
Ma complimenti per la squisita e raffinata proprietà di linguaggio...

...quasi manzoniana direi!

Quando le è stato fatto notare che di “zingare” ne erano salite almeno due (e per di più uomini), ha sbuffato ancora più forte. 
Che io sappia, il controllore è, a tutti gli effetti, un pubblico ufficiale nell’adempimento del suo servizio, giusto? 
Un controllore che chiede ai passeggeri se qualcuno è salito a bordo a ufo ed ha eventualmente arrecato disagio ai viaggiatori, mi sembra un po’ come il dietologo che chiede di inserire cannoli siciliani avvolti nel bacon glassato nella dieta del proprio paziente e si mette poi a sbuffare quando viene mandato cortesemente al diavolo.

Capitolo aria condizionata… mettiamo subito in chiaro una cosa: beccare l’aria condizionata correttamente funzionate a bordo dei treni è un po’ come giocare alla roulette… 

 
… russa

Proprio per questo, ogni viaggiatore, come un novello Omero, potrebbe narrare avventure epiche fatte di interminabili viaggi in carrozze dal clima umido e afoso come la foresta pluviale, passati in attesa di essere pietosamente finiti dai controllori a colpi di mestolate di zuppa del Casale bollente… oppure storie di spifferi siderali malignamente indirizzati verso la cervicale, in grado di far soffrire al viaggiatore più temerario un freddo cane… 

 
… ma anche un freddo porco

Bene. Appena la signora davanti a me è scesa, ho accarezzato in maniera lussuriosa l’idea di poter distendere un po’ le gambe (viste le mire espansionistiche di memoria hitleriana della mia dirimpettaia). 
Tempo dodici secondi (scarsi) e una signora è arrivata di corsa occupando il posto libero, ansimando: “Nella mia carrozza si è rotta l’aria condizionata praticamente dopo la partenza e sono tre ore che cerco un posto libero qui, dove funziona!”. 
La signora, molto amichevole (anche se leggermente schizzata, sicuramente a causa della disidratazione patita per via dello shock termico), mi ha poi detto che la cara e zelante Trenitalia prevede, in questi casi, un rimborso pari (se non ricordo male) al 20% del costo del biglietto… sotto forma di buono da spendere per un successivo viaggio. 
E certo! 
Viaggi senza aria condizionata nella settimana di giugno più calda a memoria d’uomo (con serio rischio di morire non di caldo, ma direttamente liofilizzato) e Trenitalia, consapevole della tua voglia di ripetere la meravigliosa esperienza, ti rimborsa (miseramente) con un buono per un successivo viaggio. 

 
È come prendersi l’Escherichia Coli in un ristorante e venire rimborsati con una serata all you can eat gratis…

Al ritorno, poi, è toccato anche a me soffrire per il mal funzionamento dell’aria condizionata che, fortunatamente, non è durato a lungo. 
Quando, però, sono mi sono recato al vagone “ristorante” (vabbè, ci siamo capiti…) e ho ordinato un tramezzino, era gelido come il culo di uno Yeti (in cui era stato precedentmeente infilato un pinguino con in bocca un polaretto)… 
Accidenti! La prossima volta, in caso di malfunzionamento dell’aria condizionata, mi potrei spiaccicare un tramezzino in fronte (modello pezza bagnata), per avere un po’ di refrigerio…

  
E il tramezzino, per giunta, era anche tagliato così!  
Cosa c’è che non va in te, Trenitalia?

Capisco che i Freccia Bianca siano un po’ i cugini scemi dei Freccia Argento e dei Freccia Rossa… però, dai, un po’ di impegno per migliorare il servizio! Altrimenti ribattezziamoli direttamente Feccia Bianca o Freccia Marrone e buonanotte!  
Dopo aver letto tutto questo, forse vi state chiedendo perché diavolo passare una settimana rovente di un giugno rovente nella rovente Milano…
 
 
Scusate: a causa del caldo, mi si è fuso il dizionario dei sinonimi…

A tutto c’è una spiegazione: come vi ho accennato qui qualche tempo fa, ero in attesa di una nipotina (che, ahimè, mi è nata milanese…), venuta al mondo il 19 giugno, appunto.  
Non vi farò menate del tipo che è bellissima, che è la gioia dello zio e che penso che la mia vita sia migliorata da quando è nata… ma mi rivolgerò direttamente a lei. 
Cara nipote, tenerti in braccio è stata, insieme a dare il primo bacio (ed a fronteggiare a muso duro con un gruppo di amici un branco di brutti ceffi che si erano intrufolati nell’agriturismo di un mio amico… ma questa è un’altra storia), la cosa più emozionante della mia vita. 
Sappi che tuo zio ti ha maneggiata con la stessa cura con un cui un artificiere maneggia una bomba… ed il bello è che non solo non mi sei esplosa tra le mani (chi l’avrebbe sentita poi mia sorella, cioè tua madre?), ma mi hai anche guardato e hai fatto una strana smorfia… 
Un sorriso?  
Amore a prima vista?

 
No, probabilmente stavi solo facendo la cacca…
 
È tutto per oggi, alla prossima!

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