Salve a tutti e benvenuti
nell’Internetturbino: il blog avvincente come un’avventura dei pirati…
… dei pirati somali, ovviamente
C’è chi passa le ferie in
località super alla moda e c’è chi opta per vacanze alternative, magari
prediligendo mete meno famose ed evitando l’alta stagione… Non è sicuramente
questo il mio caso, dal momento che ho passato la penultima settimana di giugno
in un ridente e soleggiato paesino.
Milano.
Visto che spesso (ma non in
questo caso!), il viaggio per raggiungere la meta è più importante della meta
stessa, fatemi divagare un po’ sul mio peregrinare…
Tempo di lettura: circa
11 minuti
Dicevo, rotta per Milano… In
treno.
Ve la farò breve: vuoi per l’avversione
di uno dei membri della famiglia agli strumenti del demonio che sfidano le leggi
di gravità noti come “aerei” e vuoi per il costo del volo decisamente
conveniente…
… per un viaggio a bordo dell’Enterprise, intendo…
… capite bene che non c’è stata
poi molta alternativa nella scelta del mezzo.
Naturalmente, tra andata e ritorno,
ho avuto l’onore di assistere a diversi eventi che avrebbero fatto dubitare Darwin
della sua teoria evolutiva.
Mettetevi comodi, ricordate di
non oltrepassare la linea gialla ed iniziamo…
Una signora anziana, salita a
bordo, ha trovato il suo posto occupato da un altro viaggiatore che sosteneva
di avere una regolare prenotazione. Dopo aver controllato i biglietti di
entrambi, un controllore (donna) ha scoperto che la signora in questione stava consultando
erroneamente il biglietto di ritorno e che avrebbe dovuto farsi quattro vagoni,
con bagagli a seguito, per raggiungere il proprio posto (dopo esserci passata
davanti perché aveva clamorosamente sbagliato la carrozza su cui salire).
Al che, la povera signora ha
detto al controllore: “Ma adesso come faccio?”.
Il buon senso avrà avuto la
meglio sulla ragione?
Manco per il c***o dal momento
che il controllore, con un tenero sorriso da rottweiler davanti ad un succulento polpaccio, ha risposto alla signora: “Beh, piano piano
fa al contrario la strada che ha fatto per arrivare qui…”.
Premio Nobel per l’umanità
Fortunatamente, la signora è
stata aiutata da due passeggeri di buon cuore (seppur controvoglia, non raccontiamoci
favole smielate).
Prendere un treno deve essere più
difficile di quanto pensassi… Poco dopo, infatti, una famiglia nord europea, è
salita sul treno e, sorpresa, anche loro hanno trovato i propri posti occupati…
perché avevano sbagliato biglietto anche loro?
No: perché avevano sbagliato
treno.
Risultato?
Tutti accucciati nello spazio tra
un vagone e l’altro, scesi alla successiva fermata… e poi di loro non se ne è
saputo più niente.
Qualche ora dopo, poi, una famiglia
italiana è salita a bordo ed il “capofamiglia” si è immediatamente chiesto a voce
alta: “Dov’è la carrozza 5?”. Ne è nata una diatriba famigliare degna delle
grandi discussioni che, solitamente, sorgono a causa di questioni legate
all’eredità, finché il sottoscritto, vista anche la drammatica sorte toccata in
precedenza agli altri compagni di viaggio, ha indicato la giusta direzione
all’allegra famiglia… salvo essere bellamente ignorato dall’uomo che continuava
ad insistere per andare nella direzione opposta.
Anche gli altri passeggeri,
dapprima col sorriso (poi sempre più alterati vista la sua insistenza), gli hanno
fornito la stessa indicazione fino a che l’uomo non si è avviato (dubbioso)
nella giusta direzione. Quando uno dei figli mi è passato accanto ha sospirato,
come per scusarsi: “Mio padre ha la testa dura…”.
E tu sei cintura nera di eufemismo, figliolo…
Non ho, ahimè, finito. Nel giro
di poche fermate, come spesso accade, sono salti a bordo due persone che hanno
lasciato dei bigliettini per chiedere l’elemosina ai viaggiatori.
Noto, in realtà senza troppa
sorpresa, che anche i mendicanti evitano come la peste i temibili e disastrati
treni regionali, preferendo i treni di fascia più alta (fascia “più alta”
relativamente, ovvio…)
Dal momento che c’è crisi (tanto
più se sei costretto a chiedere l’elemosina), queste persone tendono a
riprendersi i loro biglietti prima di scendere dal treno.
Uno dei due, però, se n’è
dimenticato (stai a vedere che, alla fine, ci ha rimesso…), lasciandone uno in
giro.
Quando, poco dopo, un controllore
(sarà un caso che i controllori più inaciditi dalla vita siano donne?) ha visto
il foglietto, ha chiesto a noi passeggeri, sbuffando: “Ma è salita una
zingara?”. Ma complimenti per la squisita e raffinata proprietà di linguaggio...
Quando le è stato fatto notare
che di “zingare” ne erano salite almeno due (e per di più uomini), ha sbuffato
ancora più forte.
Che io sappia, il controllore è,
a tutti gli effetti, un pubblico ufficiale nell’adempimento del suo servizio,
giusto?
Un controllore che chiede ai
passeggeri se qualcuno è salito a bordo a ufo ed ha eventualmente arrecato
disagio ai viaggiatori, mi sembra un po’ come il dietologo che chiede di
inserire cannoli siciliani avvolti nel bacon glassato nella dieta del proprio
paziente e si mette poi a sbuffare quando viene mandato cortesemente al
diavolo.
Capitolo aria condizionata…
mettiamo subito in chiaro una cosa: beccare l’aria condizionata correttamente
funzionate a bordo dei treni è un po’ come giocare alla roulette…
… russa
Proprio per questo, ogni
viaggiatore, come un novello Omero, potrebbe narrare avventure epiche fatte di
interminabili viaggi in carrozze dal clima umido e afoso come la foresta
pluviale, passati in attesa di essere pietosamente finiti dai controllori a
colpi di mestolate di zuppa del Casale bollente… oppure storie di spifferi
siderali malignamente indirizzati verso la cervicale, in grado di far soffrire
al viaggiatore più temerario un freddo cane…
… ma anche un freddo porco
Bene. Appena la signora davanti a
me è scesa, ho accarezzato in maniera lussuriosa l’idea di poter distendere un po’
le gambe (viste le mire espansionistiche di memoria hitleriana della mia
dirimpettaia).
Tempo dodici secondi (scarsi) e
una signora è arrivata di corsa occupando il posto libero, ansimando: “Nella
mia carrozza si è rotta l’aria condizionata praticamente dopo la partenza e
sono tre ore che cerco un posto libero qui, dove funziona!”.
La signora, molto amichevole
(anche se leggermente schizzata, sicuramente a causa della disidratazione patita
per via dello shock termico), mi ha poi detto che la cara e zelante Trenitalia
prevede, in questi casi, un rimborso pari (se non ricordo male) al 20% del costo
del biglietto… sotto forma di buono da spendere per un successivo viaggio.
E certo!
Viaggi senza aria condizionata
nella settimana di giugno più calda a memoria d’uomo (con serio rischio di morire
non di caldo, ma direttamente liofilizzato) e Trenitalia, consapevole della tua
voglia di ripetere la meravigliosa esperienza, ti rimborsa (miseramente) con un
buono per un successivo viaggio.
È come prendersi l’Escherichia Coli in un ristorante e venire
rimborsati con una serata all you can eat gratis…
Al ritorno, poi, è toccato anche a
me soffrire per il mal funzionamento dell’aria condizionata che,
fortunatamente, non è durato a lungo.
Quando, però, sono mi sono recato
al vagone “ristorante” (vabbè, ci siamo capiti…) e ho ordinato un tramezzino,
era gelido come il culo di uno Yeti (in cui era stato precedentmeente infilato
un pinguino con in bocca un polaretto)…
Accidenti! La prossima volta, in caso di malfunzionamento dell’aria
condizionata, mi potrei spiaccicare un tramezzino in fronte (modello pezza
bagnata), per avere un po’ di refrigerio…
E il tramezzino, per giunta, era anche tagliato
così!
Cosa c’è che non va in te, Trenitalia?
Capisco che i Freccia Bianca
siano un po’ i cugini scemi dei Freccia Argento e dei Freccia Rossa… però, dai,
un po’ di impegno per migliorare il servizio! Altrimenti ribattezziamoli direttamente
Feccia Bianca o Freccia Marrone e buonanotte!
Dopo aver letto tutto questo, forse
vi state chiedendo perché diavolo passare una settimana rovente di un giugno
rovente nella rovente Milano…
Scusate: a causa del caldo, mi si è fuso il dizionario dei sinonimi…
A tutto c’è una spiegazione: come
vi ho accennato qui qualche tempo fa, ero in attesa
di una nipotina (che, ahimè, mi è nata milanese…), venuta al mondo il 19
giugno, appunto.
Non vi farò menate del tipo che è
bellissima, che è la gioia dello zio e che penso che la mia vita sia migliorata
da quando è nata… ma mi rivolgerò direttamente a lei.
Cara nipote, tenerti in braccio è
stata, insieme a dare il primo bacio (ed a fronteggiare a muso duro con un
gruppo di amici un branco di brutti ceffi che si erano intrufolati
nell’agriturismo di un mio amico… ma questa è un’altra storia), la cosa più
emozionante della mia vita.
Sappi che tuo zio ti ha
maneggiata con la stessa cura con un cui un artificiere maneggia una bomba… ed
il bello è che non solo non mi sei esplosa tra le mani (chi l’avrebbe sentita
poi mia sorella, cioè tua madre?), ma mi hai anche guardato e hai fatto una
strana smorfia…
Un sorriso?
Amore a prima vista?
No, probabilmente stavi solo facendo la cacca…
È tutto per oggi, alla prossima!
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