Salve a tutti
e benvenuti nell’Internetturbino: il blog utile come il singhiozzo mentre ci si
fa la barba (o ci si passa il rasoio sulle gambe)…
Tutto ok: è solo un taglietto...
Tempo di lettura: circa 8 minuti
E lo so, l’immagine è un po’ bastarda
L’Indagatore
dell’Incubo compie trent’anni e felici e giulivi come il pagliaccio IT davanti
ad un asilo, negli ultimi due mesi ci siamo ritrovati tra le mani due albi
niente male (giusto per usare un eufemismo).
Procediamo con
ordine spendendo due righe sull’albo n. 361 Mater
Dolorosa. Avrei voluto dedicarci un post a parte, ma vuoi per mancanza di
tempo, vuoi per pigrizia, vuoi per un unico ma enorme difetto dell’albo (adesso
ci arriviamo), mi tocca parlarne sinteticamente qui.
Essendo
passato un po’ di tempo dall’uscita degli albi, mi concederò alcuni spoiler a
caso.
Siete avvisati.
Allora…
all’uscita dell’albo ho provato sentimenti contrastanti. Da una parte, infatti,
non sono un amante dei “sequel” in generale e di quelli di albi storici di
Dylan Dog in particolare.
Qualcuno ha
detto Johnny Freak e Il Cuore di
Johnny?
Dall’altra
parte, però, mi allettava non poco l’idea di leggere il “seguito spirituale” di
quel capolavoro di albo che è Mater Morbi
(tra i migliori di Recchioni e della serie in generale a mani basse).
Risultato?
Gran bell’albo.
Mi è piaciuta
un sacco l’idea di creare un punto di contatto tra il capolavoro di Recchioni e
ciò che abbiamo letto per la prima volta nel n. 100 La Storia di Dylan Dog.
Volendo
spingersi un po’ più in là è stato un po’ come far convolare a giuste nozze il
Dylan Dog “di Recchioni” e quello “di Sclavi”, se capite quello che intendo.
Mi è sembrato
un gran bel modo per celebrare il buon lavoro di Recchioni, l’imminente ritorno
di Sclavi e, soprattutto, i trent’anni di Dylan Dog.
Ogni cosa al
posto giusto, come piace a me.
Menzione d’onore
per i disegni di Cavenago (guardate pagina 12 e ditemi un po’ se non starebbe
benissimo esposta in un qualsiasi museo del pianeta).
A voler essere pignoli, però, la Mater Morbi disegnata da
Carnevale mi faceva più sesso, ma anche più paura… ma anche più sesso (ma anche
più paura)
Ho accennato
ad un’unica grande pecca di Mater
Dolorosa… che, in realtà non è neanche tale.
Mi riferisco
alla presentazione in quarta di copertina dell’albo n. 362 Dopo un lungo silenzio.
Sarà stata la
frase “Scritto da Tiziano Sclavi”.
Sarà stata la
copertina bianca (genialata assoluta).
Non lo so… Sta
di fatto che, all’istante, il mio cervello si è lasciato andare in libidinose
fantasie sull’albo del mese successivo, facendo quasi tabula rasa di quello che
avevo ancora tra le mani.
Che volete
farci… Il primo amore non si scorda mai. Penso che sia un po’ come quando, pur
felicemente fidanzati / sposati, si incrocia casualmente (ed a distanza di
molti anni) il primo amore o la prima cotta adolescenziale: i ricordi che
affiorano sono semplicemente travolgenti e, per qualche istante, più vividi del
presente…
Accidenti,
che poeta maledetto maledetto poeta!
Arriviamo,
così, all’albo n. 362 Dopo un lungo
silenzio.
A costo di
ripetermi: la copertina bianca è fantastica. Spiace solo, e non lo sapevo
perché ho evitato come la peste di cercare informazioni sull’albo in rete per
non beccarmi spoiler assassini, dell’avvicendamento nella realizzazione delle
copertine tra Stano e Cavenago (già disegnatore del n.
361)
Capisco aver
voluto realizzare con la copertina bianca uno “stacco” tra i due copertinisti,
ma mi spiace che Stano non abbia firmato la copertina di questo storico albo.
Sempre a
proposito della copertina bianca, ho apprezzato anche un sacco la pagina degli
arretrati, il frontespizio ed il Dylan Dog Horror Club immacolati all’interno.
Che botta.
Sarà che la
parola in questione ha un significato fortissimo per i lettori di Dylan Dog, ma
leggere “Nessuno” (tra l’altro ovviamente), sotto la voce “Copertina”, mi ha
fatto venire la pelle d’oca…
Sempre con copertina bianca... coincidenze?
Io non credo
E dunque,
com’è Dopo un lungo silenzio?
Quando ho
saputo che Dylan Dog avrebbe fatto i conti con il suo passato da alcolista, ho
esultato come non facevo da quella volta che ho trovato 20€ in tasca senza che
mi ricordassi di averceli mai messi.
Quasi due anni fa, commentando il n. 341 Al servizio del Caso (qui), avevo
sostenuto di quanto sarebbe stato figo ed accattivante un Dylan Dog ancora più
antieroe ed umano, indicando proprio una ricaduta nel baratro dell’alcolismo
come possibile spunto.
Mi aspettavo,
dunque, una storia epica con magari il ritorno del perfido John Ghost, la morte
di uno dei personaggi ricorrenti (di cui si era vociferato in passato) e Dylan
Dog, accusato il colpo, di nuovo schiavo della bottiglia.
E, invece, no.
Dopo un lungo silenzio è la storia meno
paranormale, splatter e horror (nel senso classico del termine), dell’intera
saga… ma è di gran lunga quella che fa più paura, una paura frutto non di
mostri, assassini e squartamenti.
Dylan Dog non
ricade nell’alcolismo a seguito di un trauma o altro, ma semplicemente quando,
felice come poche volte ricordo di averlo visto, abbassa per un attimo la
guardia finendo immediatamente sull’orlo del baratro.
Anni di
sacrifici e poco più di una leggerezza per vanificarli in un attimo…
Porca pu***na!
È o non è una delle cose più spaventose di sempre?
Altra cosa che
mi ha inquietato è stata l’assenza totale dell’Ispettore Bloch, figura paterna
dell’Indagatore dell’Incubo per eccellenza e valido aiuto nella sua lotta
contro l’alcolismo in passato (come mostrato, ad esempio, nel n. 200 Il Numero Duecento).
La sua assenza
è semplicemente assordante… un po’ come chiedere aiuto ai propri genitori
perché da bambini si ha paura del buio e non ricevere alcuna risposta
Così come l’impotenza
di Groucho.
A rendere
ancora più cupo il tutto, la triste storia di Owen Travers (che apre e chiude
l’albo, gettando ulteriore tristezza alla vicenda nonostante la redenzione del
nostro antieroe), che altro non è che un Dylan Dog che non ce l’ha fatta, uno
che ha perso definitivamente la sua battaglia con l’alcool.
Spero di essere
riuscito a trasmettere le sensazioni che ho provato leggendo questo storico
albo… se volete condividere le vostre, potete farlo nei commenti qui sotto.
È tutto per
oggi, alla prossima!
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