“Rubrica” assolutamente randomica
per fare due chiacchiere. Ho letto da qualche giorno il n. 341 di Dylan Dog
intitolato Al servizio del Caos e, da
lettore assiduo, sento l’irresistibile impulso di dire la mia.
Premessa (come al solito).
Dylan Dog ha ormai ventinove anni
di vita editoriale. Non mi piace dire cose del genere “Le prime storie erano
fenomenali, mentre le ultime sono una merda” e, d’altro canto, non la penso
così. Per dire, ritengo Necropolis
(212) e Mater Morbi (280) di gran
lunga migliori di Le notti della luna
piena (3) e Una voce dal nulla
(38). Cosa diversa se si parla di qualità media delle storie sul medio e lungo
periodo e sull’evoluzione della saga e del personaggio. Dopo 29 anni, la
formula delle storie autoconclusive con, salvo eccezioni, effetti minimi degli
eventi sull’universo narrativo del personaggio, ha iniziato a mostrare il
fianco. Per dire, degli eventi di storie bellissime in grado di cambiare il
corso dell’intersa saga (penso a Mater
Morbi e, prima ancora, a I vampiri)
non si ha più traccia tangibile nel corso della serie. E così, per anni, mi sono
ritrovato tra le mani un albo fenomenale un mese ed uno mediocre il mese dopo. Inoltre,
la formula:
indagine che pare a
un punto morto
richiesta di aiuto da
parte di Dylan a Bloch
quinto senso e mezzo
per mettere a fuoco il particolare mancante per risolvere il caso
è diventata un po’ stantia. Insomma,
quando si è sparsa la notizia che in Bonelli avevano deciso di dare un nuovo
corso all’Indagatore dell’Incubo e che l’arduo compito sarebbe stato di Recchioni
ho esultato.
Più o meno così, con tanto di occhiali e baffi alla Groucho
Poi ho avuto paura
che la cura potesse ammazzare il paziente.
Poi ho iniziato a vivere l’attesa
dell’uscita di ogni albo come non mi capitava da anni. Ed è una cosa buona. È
presto per dare giudizi sull’opera di “rivoluzione” di DYD nel suo complesso,
ma se nell’opera compariranno grandi eventi in grado di avere ripercussioni
tali da far evolvere l’intera serie (come il pensionamento di Bloch, tanto per
dire) ed archi narrativi di più ampio respiro, ben venga. Anche la presenza di
un grande cattivo ricorrente, bada bene non ogni presente, dopo la scomparsa di
Xabaras si fa sentire. Sì, qualcuno è anche tornato in più di un’occasione,
tipo Mana Cerace, ma non è abbastanza. Spiace anche che interessanti personaggi
siano stati relegati al ruolo di “cattivo del mese” pur avendo possibilità
enormi come Chic Buster ne Il gran
bastardo, personaggio e storia che adoro. O ancora, magari, sarebbe auspicabile
un maggiore approfondimento ed evoluzione del personaggio di Dylan (vederlo per
più numeri depresso ed in crisi, come nelle prime tavole di Ti ho visto morire, sarebbe interessante,
magari ricaduto nel vizio dell’alcol) e, perché no, di Groucho. Nello speciale
18, La Scelta, la Morte mostra a
Dylan cosa ne sarebbe stato della vita dei suoi cari in caso di una sua morte
prematura. A pagina 79, c’è una tavola, secondo me la più straziante in
assoluto nella storia editoriale di DYD, che mostra un Groucho solo, che si è
arreso alla vita, mentre cena dopo una giornata di lavoro.
Dopo questa spropositata
introduzione, passo al numero 341: Al
servizio del Caos. Episodio molto atteso perché segna l’esordio del nuovo
nemico dell’Indagatore dell’Incubo: John Ghost.
Selfie di merda...!
Occhio spoiler
Cosa mi è piaciuto. In pratica,
le parti dell’albo disegnate da Stano (prologo ed epilogo) più le pagine 88 e
89. Molto particolare la presentazione del personaggio che, partendo da una
delusione amorosa inflitta ad una ragazza, è in grado di sconvolgere gli
equilibri politici di un continente. Il buon VictorLaszlo88 (qui la sua
interessante recensione), lamenta lo scarso sforzo fatto per dare credibilità
alla consequenzialità degli eventi. Vero. Io, però, penso che il caos, in
quanto tale, non debba essere logico, spiegabile o prevedibile. Il fatto che
l’avversario di DYD abbia questa dote, mi affascina e mi dispiacerebbe se la
cosa non fosse approfondita nei prossimi numeri. Mi spiego meglio, un Dylan
disperato alla ricerca del modo, forse inesistente, di prevenire gli eventi
caotici e distruttivi generati in maniera imprevedibile da Ghost mi
intrigherebbe assai. Mi è piaciuto anche il finale: questa sorta di regina
mostro, preceduta dalle parole di Ghost nelle pagine 88 e 89 mette, secondo, me
Dylan in una posizione di assoluta inferiorità rispetto al suo nemico che
appare dotato di poteri al di sopra delle sue possibilità ed al servizio di
entità ancora più potenti e spietate. Mi è piaciuta anche la presenza di Ghost
nell’albo: non invasiva, ma quasi sempre incisiva. Infine, mi è piaciuta con
riserva, la minaccia dell’uccisione, da parte di Ghost, dell’orsa. Una critica,
secondo me, non tanto alla qualità dell’informazione ed alla
spettacolarizzazione della stessa, quanto proprio al tipo di notizie che alla
gente piace sentire e per le quali piace indignarsi, rispetto ad altre
oggettivamente più gravi.
Cosa non mi è piaciuto: la
storia. Troppo simile come spunto (oggetti maledetti frutto di un connubio tra
tecnologia e oscuri poteri) a quel gran bel numero che è gli Uccisori, ma inferiore come trama e
sviluppo della stessa. Del resto, l’albo è dedicato al debutto di Ghost e qualsiasi
storia ne avrebbe forse risentito in ogni caso. Le continue citazioni di
Recchioni, che scatenano gli haters su internet, non mi danno problemi se,
però, si mantengono tali. Mi spiego: mi vanno bene, ad esempio, i fumetti di Maus,
di Watchmen ed il cabinato di Polybius a pagina 63 Se li noto bene, se no amen.
Stona, invece, l’auto accessoriata alla James Bond, anche se preceduta dalla
spiegazione del fatto che Marcus Irvine sia fan dell’agente 007. Ora, da
lettore di DYD sono disposto ovviamente ad accettare zombie, vudù, magia nera
declinati in ogni modo possibile ed immaginabile, ma non un’auto accessoriata alla
007 che salva il protagonista da morte certa. Ancora, ben venga che DYD usi e
possegga, anche se contro voglia in linea con il personaggio, un cellulare di
nuova generazione. Siamo nel 2015 e, se io scrivo su un blog, DYD può anche hackerare
il sito dell’FBI. Una cosa che mi fa storcere il naso, però, per lo stesso
discorso della Aston Martin di prima è che il cellulare mi sembra troppo
evoluto per una saga come quella di Dyd: insomma, siamo passati dall’età della
pietra all’era dei viaggi spaziali in un nanosecondo. Non vorrei che il deus ex
machina finora rappresentato dal quinto senso e mezzo di Dylan sia sostituito,
dall’intelligenza artificiale del Ghost 9000 o da una sua presenza invasiva
nelle storie. Questa, per me, sarebbe una boiata imperdonabile.
Scusate la logorrea, ma come
chiunque, se inizio a parlare di una cosa che mi piace, non mi fermo più.
E voi cose ne pensate del “nuovo”
Dylan Dog e di questo John Ghost?
È tutto per oggi, alla prossima!
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