venerdì 27 luglio 2018

Chiacchiere da bar - Ricette per dolci facili e veloci con pochi ingredienti senza forno



Salve a tutti e benvenuti nell’Internetturbino: il blog romantico come una calda notte d’estate con le lucciole…

… Ehm…

Questa è una storia epica, una storia fatta di fallimenti e di riscatti… È la storia di quando ho preparato un dolce per la prima volta nella mia vita.


 Tempo di lettura: circa 6 minuti


Prima di iniziare, due premesse.
1) In una scala delle abilità culinarie che va da 1 a 10,  dove 1 sta per “tagliarsi le vene tentando di aprire una scatoletta di tonno” e 10 sta per “provocare orgasmi multipli ai commensali leggendo il menù”, io mi do un onesto 5, cioè “cucinare senza avvelenare i convitati e/o provocare loro violenti scompensi intestinali”.
2) Di tanto in tanto, mi piace cucinare per la mia ragazza, cosa che faccio alternando inspiegabili successi ad ovvi insuccessi.
Quest'anno, per il suo compleanno, ho deciso di tentare qualcosa di mai tentato prima: preparare un dolce.
Ovviamente, non avendo né le competenze, né gli strumenti basilari (stampi per torte smontabili e altre amenità) ho deciso di scegliere qualcosa di facile, ricorrendo (come ogni buon incompetente) all'aiuto del web.
Devo dire che mi sono sentito immediatamente a casa: cercando su Google “Dolci”, tra le ricerche correlate consigliate, compare “facili e veloci” e, proseguendo, “con pochi ingredienti” e “senza forno”.
Cambia poco se cercate “Torte”: i risultati consigliati, infatti, sono “facili e veloci” e “ma buone”. 
Google come specchio della società insomma: maniche di incompetenti che improvvisano, sperando di ottenere risultati brillanti con il minimo sforzo (me compreso, ovviamente).
Che poi, tutti a farsi gli chef di 'sto c***o esaltandosi davanti ai vari programmi di cucina in tv, sfogando le proprie frustazioni su TripAdivsor e mortificando i camerieri... e poi la maggior parte di loro cerca aiuto sul web pure per aprire una confezione di biscotti:

Beccati! 

Ho optato, allora, per un dolce non solo facile, con pochi ingredienti e buono… 

 
… accidenti, sono esigente come la bambina del Buondì…

… ma che non richiedesse nemmeno di usare il forno visto le temperature da girone  infernale degli scorsi giorni.
Semplice, no?  
Mica tanto dato che, cercando torte facili da realizzare, i risultati proposti sono più o meno questi:

Insomma, roba che non riuscirei a fare neanche impegnandomi tutta la vita... comprese eventuali reincarnazioni, naturalmente... 

E queste sarebbero le “torte facili e veloci”? Porca miseria, a vederle mi sono sentito preso un in giro... un po' come la ragazzina cicciona e bullizzata che, di nascosto, compra la crema Somatoline e ci si immerge dentro…

… sperando di diventare una turbofregna astrale come la tipa della pubblicità… 

Dopo una selezione matta e disperatissima, ho optato per questa fantastica “Crostata senza cottura”:

Carina, dai...!

Bella, facile, pochi ingredienti, niente cottura… peccato per un piccolissimo problema:

E, sul momento, mi sono pure sentito offeso pensando: "Ma anche un ominide senza pollice opponibile potrebbe realizzare 'sta crostata!"... ceerto

Non restava, dunque, che mettersi all'opera.
Primo passo: la base.
Niente di più facile, basta scaraventare nel mixer dei biscotti e azionarlo “fino a ottenere un composto sbricioloso”.
Penso di poter affermare senza dover scomodare l’Accademia della Crusca che il termine sbricioloso non esiste e … oh, al diavolo si sono detti possibilisti per “petaloso”, non fanno testo!
Comunque, temendo di esagerare col mixer polverizzando eccessivamente i biscotti, li ho tirati fuori ancora sminuzzati grossolanamente…

… per poi finirli a colpi di batticarne (?), prego notare l’impugnatura fiera alla Martello di Thor

In un altro sito, per una ricetta con una base simile, si consigliava a chi non avesse sotto mano un mixer, di mettere i biscotti in un sacchetto da congelatore e schiacciarli con una bottiglia… Per la serie "Se abitate in una caverna e vi esprimete a mugugni e rutti, potete ancora farcela".
Insomma, il più grave sfregio ai danni della sacra arte culinaria…

 
...Ehm... il secondo più grave sfregio

Dopo aver avuto la meglio sui biscotti, ho sciolto il burro come indicato nella ricetta, l’ho mischiato ai biscotti “sbriciolosi”, ho versato il tutto in uno stampo e l’ho schiaffato nel frigo. 
Poi sono andato a dormire: troppe emozioni in una sola sera.

 
La mattina dopo ho notato con piacere che la base aveva assunto una rassicurante forma che ricordava un sarcofago egizio (con tanto di maledizione della mummia, ovviamente) 

Rinfrancato dal non aver dato fuoco a niente (e a nessuno) durante la prima fase della ricetta, mi sono dedicato con entusiasmo alla farcitura (panna, colla di pesce e vaniglia in un pentolino).

Dal momento che la ricetta prevedeva di far raffreddare a temperatura ambiente il composto, ho deciso di alleviare lo stress causatomi da questa titanica impresa, andandomene per un paio d’ore al mare (ma sì, confermiamo i luoghi comuni sui terroni scansafatiche...). 
Tonificato nel corpo e nello spirito dalle crisi isteriche delle mamme in spiaggia, una volta tornato a casa mi sono cimentato nella fase più delicata della ricetta: versare il ripieno nel sarcofago biscottoso.
Col senno di poi, un disastro annunciato.
Proprio così: cosa succede quando bagni un biscotto?

Esatto

Sarà stato il caldo che non ha fatto rapprendere a dovere la crema, sarà che ho aggiunto un po’ di latte (ma, a mia parziale discolpa, ho compensato con la gelatina) sta di fatto che, mentre riempivo amorevolmente il sarcofago, ho notato che il livello di panna nel biscotto non accennava a salire… anzi, diminuiva lentamente, ma inesorabilmente.
Come mai?
Semplice: la panna attraversava il biscotto indebolendone la già precaria struttura.
Ad un tratto, il dramma: una parete del sarcofago ha ceduto, facendo fuoriuscire il resto della panna... mentre i pezzi di frutta che avevo iniziato a posizionare con tanto amore andavano tristemente alla deriva.
La scena mi ha ricordato, più o meno, questa:

Solo molto più triste… 

Come potete vedere, o meglio come potete NON vedere, non ho foto dell’incidente… diciamo che, a differenza dell’inizio pieno di speranze e di entusiasmo, non ero proprio dell’umore adatto per scattare foto come un avido influencer.
Già mi immaginavo Cannavacciuolo porre fine alle mie sofferenze a colpi di pacche tra le scapole…

… e Bastianich insultarmi crudelmente

Insomma, ero assai indeciso sul da farsi…

... Molto indeciso...

Mentre guardavo attonito il naufragio che si presentava ai miei occhi, non ho resistito alla tentazione di fare un assaggio… tanto, ormai, il dolce era compromesso.
Sorprendentemente, il gusto era buono (quanto l’apparenza disastrosa).
A quel punto, ho deciso che avrei fatto di tutto per salvare quel dolce… ma come?
Semplice, ho dato fondo a tutte le mie disastrate conoscenze in cucina in attesa della folgorazione... e il belle è che me ne sono arrivate ben due.

Prima folgorazione

Cosa fanno le mamme e le nonne quando c’è qualcosa di buono, ma che magari non è più freschissimo ed è troppo brutto da mangiare?
Semplice, polpette.
Di pane, di melanzane, di carne, di pesce… non c’è limite al potere del polpettamento.

Seconda folgorazione

Cosa fanno i grandi chef quando non riescono a fare una ricetta tradizionale? La stuprano e la stravolgono, certo… in una parola: la destrutturano (riuscendo a giustificare, così, porzioni miserrime e prezzi astronomici).
Ecco qualche triste esempio:

 
Parmigiana destrutturata

 
Tiella riso, patate e cozze destruttur...

 

E, così, ho finito di mangiare il composto irrecuperabile e ho creato un enorme palla con quello salvabile. Poi, ho fatto delle polpette inserendo pezzetti di pera, pesca e banana e le ho schiaffate in frigo (sperando che si solidificassero un po’) subito seguite dalla farcitura (più per curiosità che per altro, volevo vedere se si sarebbe mai rappresa, quella stronza...).
Poi, ho puntato tutto sull’impiattamento cercando di renderlo il più carino possibile… un po’ come la più cessa della classe che passa una giornata intera alla spa prima del ballo di fine anno, sperando che qualcuno la liberi di quel terribile fardello adolescenziale noto come verginità.
Alla fine, ho sistemato le “polpette” a montagnola e ho decorato la “crema”, finalmente solidificata con frutta (la stessa nelle polpette), e imitazioni di smarties.
Il risultato, alla fine, è stato questo:

Beh, dai, non male... soprattutto considerando che, fino a qualche ora prima, era una poltiglia di biscotto che navigava in una pozza di panna liquida aromatizzata alla vaniglia...

Un ultimo dubbio.
Come chiamare questa creatura creazione?
Beh, fondamentalmente si tratta di una crostata venuta a c***o, scomposta per cercare di aggirare il fallimento e darle dignità…
Eureka: l’avrei chiamata...

 “Prostata di frutta destrutturata”

Sfortunatamente, vista la genesi a dir poco problematica del mio capolavoro, pur volendo, non sarei in grado di ripetervi esattamente il procedimento (errori inclusi) e, tanto meno, le dosi.
Il consiglio che vi posso dare, quindi, è questo: seguite una ricetta, sbagliatela clamorosamente, appolpettate il vostro fallimento e destrutturate come se non ci fosse un domani.

È tutto per oggi, alla prossima!

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