lunedì 21 agosto 2017

Chiacchiere da bar - Monolith



Salve a tutti e benvenuti nell’Internetturbino: il blog atteso come l’ora di ginnastica a scuola…

 
… quando sei il ragazzino ciccione e nerd che nessuno vuole in squadra

Come avrete acutamente intuito leggendo il titolo, in questo post vi parlerò dell’ultimo film che ho visto al cinema: Monolith.


 Tempo di lettura: circa 11 minuti


Prima di procedere con la mia consueta analisi da esperto critico cinematografico da cineforum condominiale sfigato, una piccola introduzione. 
Sono venuto a conoscenza dell’uscita di Monolith (in modo completamente fortuito) mentre, comodamente seduto sul water, sfogliavo l’ultimo albo di Dylan Dog.
Lo so, ho ammazzato tutta la poesia… e, vi dirò, intendo infierire sul cadavere. Immediatamente, la notizia ha catturato la mia attenzione:
 
 
Vuoi solo perché in copertina spiccavano il c**o della protagonista  ed il muso di una macchina ignorantemente aggressiva… donne e motori, un connubio perfetto 
 
… parcheggi a parte, ovviamente

Battute idiote a parte, devo ammettere che, sul momento, anche per via della peculiare (per non dire suicida?) data di uscita al cinema (12 agosto), ho pensato che si trattasse di una specie di film tv, trasmesso eccezionalmente al cinema per un’unica data… e, invece, no. 
Come tutti saprete, Monolith è basato su un soggetto di Roberto Recchioni (curatore di Dylan Dog) e coprodotto dalla Sergio Bonelli Editore.

 
Per il sottoscritto, roba da tripla erezione carpiata

Nei giorni successivi, ho cercato di carpire qualche informazione sul film evitando di beccarmi spoiler assassini e mi sono imbattuto in una campagna pubblicitaria virale decisamente cazzuta: menzione d’onore per un articolo su Quattroruote e per il sito “fake” dove è possibile personalizzare ed acquistare il proprio modello di Monolith, salvo poi essere reindirizzati alla pagina Facebook del film una volta chiesto il preventivo.
Che dire? Una campagna pubblicitaria non comune per i film italiani… che ben si addice ad un film fuori dal comune come Monolith. 
Peccato che, forse perché il dominio “Monolith” era già stato preso e non valeva la pena spendere altri soldi per far comparire il sito del film tra i primi risultati di Google, prima di trovarlo mi sono imbattuto nei cessi Monolith
 
 
… che, tra l’altro, non sono niente male

Chiusa la parentesi idiota, è ora di parlare del film.

Cosa mi è piaciuto
 

L’idea stessa del film. Mi spiego: un film italiano, girato negli USA con cast statunitense e in inglese, non fa mai male… non per scimmiottare il cinema a stelle e strisce, ma per dimostrare che, quando vogliamo, siamo in grado di sfornare produzioni un po’ più ambiziose della solita commedia degli equivoci, di Centovetrine o del Fantabosco…
 
 
… con tutto rispetto per Lupo Lucio…

… anche esplorando generi insoliti per il cinema italiano.
È anche così che, nel recente passato, sono spuntate perle rare come Lo chiamavano Jeeg Robot, Mine e The Lady. 
Inoltre, è un film coprodotto dalla Bonelli e (vista anche la collaborazione con Sky) se questo in futuro porterà all’approdo sul grande e piccolo schermo di altri soggetti della casa editrice, ne vedremo davvero delle belle.
Pensate ad una produzione della qualità di Romanzo criminale con protagonisti Tex o Dylan Dog tanto per dire… 
Intrigante, poi, il fatto che graphic novel (che cercherò di recuperare) e film siano nati come progetti paralleli (ma indipendenti) da uno stesso soggetto.
Insomma, commistione cinema - fumetto in una veste decisamente nuova rispetto, che so, al trito e ritrito filone cinematografico supereroistico munto fino allo sfinimento negli USA.

Le possibili chiavi di lettura. Premessa doverosa: diversamente da quanto può lasciar intuire il trailer (e questo confusione potrebbe essere dannosa, creando false aspettative nello spettatore), Monolith non è né un film alla Supercar, né un film alla Terminator… e non è neanche un film d’azione (avesse cercato di essere unicamente quello, sarebbe stato probabilmente un fallimento perché non ha palesemente i mezzi per esserlo…).

 
Cos’è, dunque, Monolith?

Beh, è un film (anche piuttosto angosciante), con varie chiavi di lettura.
Personalmente, lo ritengo un film su quanto possa essere pericoloso l’uso, non solo scorretto, ma semplicemente  leggero e non coscienzioso, di tecnologie all’avanguardia. 
Chi, usando i social, non ha mai sbagliato a pubblicare un contenuto (con risultati non sempre alla Gué Pequeno, grazie al cielo).
Beh, moltiplicate la gravità del raspone del sig. Pequeno per un milione ed avrete un’idea del guaio in cui si è cacciata la protagonista di Monolith. 
E, seguendo questa lettura, vi dirò che non lo ritengo neanche un film a un lieto fine. Mi spiego, il problema su cui ruota la trama, nasce da una leggerezza della protagonista nell’uso della tecnologia, questo è chiaro.
La soluzione finale, però, non nasce tanto da una geniale intuizione della protagonista… bensì da una sua mossa disperata che si rivela essere nient’altro che un altro uso sconsiderato della tecnologia che, per puro caso, porta alla risoluzione del problema. 
Infine, è sempre la tecnologia (forse solo alla fine usata finalmente con coscienza), che porta la protagonista e suo figlio in salvo.
Certo, Monolith è anche un film sulle difficoltà di una donna nel dover scegliere tra carriera e famiglia e su come, il semplice fatto di dover fare una scelta del genere, sia deleterio per la felicità e la realizzazione individuale della donna.

Fotografia, location e resa di Monolith. Non sono un critico cinematografico neanche per sbaglio, ve ne sarete accorti, ma i paesaggi del film sono fenomenali.
La scelta delle location mi pare ottima e buona fotografia. 
Molto azzeccata la resa di Monolith (fedele alla controparte cartacea) che dà l’impressione di una fortezza su quattro ruote neanche troppo fantascientifica… 

 
... roba che si potrebbe tranquillamente trovare in giro tra qualche anno

Cosa non mi è piaciuto


Incongruenze…? Allora, premetto che forse non sono neanche tali e che magari si tratta solo di un po’ di confusione che il film genera nello spettatore, ma proviamo a fare chiarezza.
 
 

In un atto di stupidità colossale, quanto comprensibile (chi non ha mai disabilitato l’antivirus per falsi positivi e si è poi trovato il computer affetto da sifilide e gonorrea? Chi non si è mai chiuso fuori di casa o dalla propria auto?) Sandra elimina i sistemi di sicurezza di Monolith.
Ma cosa resta attivo, e cosa no, dell’auto? 
Attenzione, non è semplice curiosità da nerd… anzi.
Per me è un punto importante dal momento che, buona parte dell’angoscia generata dal film, deriva dal fatto che la situazione in cui si trova la protagonista è (o sarà tra qualche anno) decisamente plausibile. 
Ecco, dunque, che non si dovrebbe assolutamente ricorrere alla sospensione dell’incredulità per godere a pieno delle atmosfere generate dal film.
Ritorniamo alla domanda: cosa è in grado di fare l’auto prima e dopo l’infelice comando di Sandra? Cosa resta attivo e cosa no su Monolith?  
Forse, ad essere disabilitata, è solo l’interfaccia vocale, dal momento che Lilith (l’intelligenza artificiale a bordo di Monolith) rimane muta fino alle ultime scene del film?
O, forse, tutti i sistemi avanzati vengono disabilitati, tanto che il problema di Sandra, alla fine dei conti, è quello di avere il figlio bloccato nell’equivalente di un blindato inespugnabile in mezzo al deserto? 
Oppure, una via di mezzo… forse solo alcuni sistemi “passivi” di Monolith restano attivi?
Il problema è che il film pare optare per ognuna di queste tre opzioni a seconda di cosa faccia più comodo per lo sviluppo della trama. 
Sandra rimane bloccata in mezzo al nulla: Monolith sembra un “normale” mezzo blindato ed anche tecnologicamente arretrato... Non c’è neanche una chiamata automatica di emergenza ad un numero di assistenza dopo l’impatto con il cervo, tanto per dirne una.
Sandra prova col fumo a sbloccare le chiusure di Monolith: l’auto avverte che il fumo proviene dall’esterno e blocca le ventole d’areazione (per preservare l’integrità dell’auto? Degli occupanti?). Allora qualche sistema è ancora attivo. 
Sandra prova a sfasciare Monolith in ogni modo: l’auto più sicura del mondo si limita a far scattare un banale allarme. Niente chiamata alla polizia con tanto di geolocalizzazione?
Ancora, Sandra tenta il tutto per tutto facendo cadere Monolith dal burrone: l’auto, registrando la mancanza di terreno sotto le ruote (ma quando scivola all’indietro verso il burrone perché il freno a mano non è inserito non succede niente ed è solo il caso, sotto forma di sasso, che evita che l’auto precipiti), non solo pare raddrizzarsi durante la caduta dopo aver rinforzato le sospensioni, ma sblocca anche le serrature per non far restare bloccati nell’abitacolo i passeggeri, risolvendo la situazione. 
Ottimo.
Peccato che per ¾ di film c’è un bambino bloccato a bordo con temperature elevate nell’abitacolo e non è entrato in funzione neanche un sistema di emergenza (e, come ci viene mostrato ad inizio film, Monolith è in grado di identificare la possibile presenza di bambini a bordo dal loro peso). Non dico che l’auto avrebbe dovuto misurare i parametri vitali del bambino, ma capire che rischiava di rimanerci secco calcolando semplicemente la sua presenza a bordo e la temperatura interna nell’abitacolo…

 
L'espressione della protagonista quando si rende conto di aver speso un sacco di soldi per un SUV ipertecnologico di cui non sa usare neanche l'accendisigari

E poi, va bene che il marito di Sandra non la chiami durante la notte (anche Sandra ricorda di avergli detto che sarebbe andata a letto presto)… ma neanche il giorno dopo?
Che marito e padre amorevole (al di là delle corna). 
E che dire dei genitori del marito che non si allarmano per il mancato arrivo di Sandra e del bambino?

Effetti speciali. Grazie al cielo, ce ne sono veramente in numero esiguo… ma le pochissime scene in cui Monolithè resa in computer grafica sono piuttosto atroci. 

 
Non roba da film dell’Asylum, ovviamente, ma insomma…  

Capisco il budget limitato, ma forse era meglio realizzarne meno di queste scene ed usare qualche espediente del mestiere per aggirare il problema anche perché, in fin dei conti, solo una di queste scene in CGI è imprescindibile ai fini della trama. 
È anche vero che, probabilmente proprio per motivi di budget, è stato più conveniente ricorrere agli effetti speciali che non girare scene dal vivo… ci sta.

Protagonista. Su Katrina Bowden la critica è stata piuttosto dura, va detto. 
 
 
Dura come un cazzotto in faccia

Bisogna ammettere, ad onor del vero, che il ruolo di Sandra non è dei più facili e dubito che Katrina Bowden vincerà mai un Oscar.

  

Del resto, guardando la sua filmografia (sulla carta un po’ agghiacciante), la parte di Sandra in Monolith è forse la più importante della sua carriera (che l’ha vista finora impegnata in film come Piranha 3D,  American Pie: American Reunion,  Scary Movie V e Comic Movie). 
Il problema è che Monolith, per sua stessa natura, è un film che si regge, in pratica, solo sulla bontà dell’idea di base, su location mozzafiato e sulle doti recitative dell’unica protagonista… capisco che non fosse possibile scritturare Charlize Theron (che avrebbe prosciugato il budget del film in un nanosecondo), ma forse si poteva scegliere meglio, vista l’enorme importanza del ruolo di Sandra nel film.
Comunque, chi dice che Katrina Bowden è una cagna incompetente nel recitare, secondo me è un tantino in malafede...
In conclusione, ad avercene di film così. 
Monolith, con tutti i suoi difetti, è una pellicola che ha due palle enormi e che si prende dei rischi mica da ridere (sbattendoci, a volte, violentemente il muso contro). Ma è proprio per questo suo essere ambizioso e fuori del comune per il cinema italiano che deve essere premiato… vuoi solo perché, chissà, in futuro, sarà anche grazie a Monolith che si avranno sempre più film italiani così fuori dal comune e coraggiosi (ed anche migliori nella realizzazione, perché no). 
Infine, se (come me), odiate i SUV ed i loro proprietari, non potete perdervi Monolith ed alimentare, così, il vostro astio verso questi (inutili, a meno di non vivere ai confini della civiltà) colossi della strada.
E poi, diciamocela tutta, chi mai potrebbe fidarsi di un SUV ipertecnologico con la voce di Brooke di Beautiful?

È tutto per oggi, alla prossima!

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