Salve a tutti
e benvenuti nell’Internetturbino: il blog rassicurante come una rampa di scale
appena lavata e lucidata.
C’è una macchiaaaaaaaaaaaaaaahhh!
Ebbene sì, in
questo post della serie Chiacchiere da
Bar ho deciso di parlarvi delle mie (dis)avventure con i tutori della
legge.
Tempo di lettura: 14 minuti circa
Tranquilli,
avendo la fedina immacolata a parte qualche multa per divieto di sosta, si è
trattato per lo più di semplici controlli stradali… ma, essendo chi vi scrive una
discreta calamita per le stranezze della vita, devo ammettere che, solo
raramente, tutto è filato liscio.
7
Anni fa, in
auto con amici, fui fermato ad un incrocio dalle solerti forze dell’ordine per
un controllo dei documenti.
Non voglio
essere polemico, ma è scientificamente provato che se butto una carta per terra
(cosa che non si fa) e dall’altro lato del marciapiede un gruppo di satanisti sta compiendo un sacrificio umano, quello fermato dalla Polizia sono io.
Guarda quell’incivile che getta le cartacce!
Chi vuole il cuore della vergine sacrificata per ricordo?
A controllo in
corso, all’improvviso, un automobilista di passaggio ha la geniale idea di
lasciare circo mezzo chilo di pneumatici sull’asfalto con un’epica sgommata
a pochi metri dalla pattuglia.
Essendo nel
pieno del controllo dei documenti, ma non potendo ignorare una tale infrazione,
l’agente al grido di: “Tutto a posto, tutto a posto!”, ci lanciò letteralmente
i documenti in auto (prendendomi in faccia) per poi lanciarsi all’inseguimento.
6
Poco tempo
dopo, ed a pochi metri dal sopracitato incrocio, mi sono imbattuto in un altro
controllo diversamente normale. Era sera e, con la solita comitiva, eravamo in un
parcheggio ad aspettare un amico che abitava lì vicino. Essendo pieno inverno,
ci eravamo comprensibilmente imbacuccati manco fossimo Beppe Grillo che dribla i
giornalisti.
Onestà!
Che ve lo dico
a fare, probabilmente insospettita dalla presenza di una mezza dozzina di
ragazzi in un parcheggio in una fredda notte invernale, una pattuglia di
passaggio pensò bene di accostare per vederci chiaro. Pur non ritenendo di
avere una faccia da criminale, l’agente di turno si rivolse ovviamente al sottoscritto,
chiedendo: “Che ci fate qui?”. Ingenuamente, avendo intravisto l’amico che
stavamo aspettando avvicinarsi, risposi: “Stiamo aspettando lui!”.
Sfortunatamente
il mio amico, freddoloso come pochi, aveva avuto la geniale idea di uscire di
casa indossando praticamente un passamontagna.
Scusate il ritardo!
Risultato?
Mezz’ora della
mia vita spesa in un approfondito controllo documenti.
A piedi, in un
parcheggio.
Record
mondiale.
5
A pensarci
bene, quella non è stata l’unica volta in cui sono stato avvicinato dalle forze
dell’ordine da fermo. Anni fa, da bravo cavaliere di altri tempi, ero passato a
prendere la mia ragazza da casa.
Come tutti
saprete, le donzelle tendono ad avere una concezione dello spazio tempo
leggermente diversa da noi uomini… roba di poco conto, ovviamente:
“Sono
pronta”: 15 minuti di ritardo
"5
minuti e arrivo": 30 minuti di ritardo
“Scusa,
ho avuto un contrattempo e sono un po’ in ritardo”: un’era geologica di ritardo
Mentre le
ragnatele iniziavano a crescermi addosso durante l’attesa, mi si affianca un’auto
della Polizia.
Affacciandosi
dal finestrino, uno dei due agenti nella volante mi domanda: “Che stai facendo
qui?”. Al che, comprensibilmente scazzato, gli rispondo: “Sto aspettando la mia
ragazza…”.
A quel punto,
dev’essere scattata quella solidarietà e quell’empatia tutta maschile che
nasce, forte e spontanea, davanti ad un
dramma comune.
Ricordo
benissimo che l’espressione dell’agente si incupì e, con un filo di voce (e con
occhio lucido), mi sussurrò dolcemente: “Ah, ho capito… mi scusi”, prima di
ripartire sparendo nella notte...
Non importa la condizione sociale,
lavorativa, il credo religioso, il colore della pelle, o l’ideologia politica.
Davanti al ritardo di mogli e fidanzate siamo tutti fratelli…
4
Questa è
simile alla precedente, ma è accaduta una settimana fa. Dopo una serata con gli
amici, sono salito in auto per riaccompagnare tutti a casa quando, sorprendentemente (beh, mica tanto, visto che mi capita
abbastanza spesso...), un’auto della polizia mi è passata accanto… salvo poi fermarsi,
fare retromarcia ed accostarsi.
Con
l’ingenuità tipica di uno che non si aspetta di essere cazziato mentre se ne sta per i fatti suoi, ho fatto
cenno all’agente che stavo andando via, nel caso avesse avuto intenzione di
parcheggiare al mio posto (in quella zona della città il parcheggio è
un’utopia).
L’agente mi ha
sorriso, ha abbassato il finestrino e mi ha detto: “Che state facendo qui?”.
Eccheppalle!
“Ci stiamo
ritirando”, ho risposto io che non vedevo l’ora di iniziare un’intensa sessione
di petting con il mio letto.
Non pienamente
soddisfatto della risposta, l’agente ci ha incalzato: “Siete di qui?”.
Alla nostra
risposta affermativa, credendoci sulla fiducia, l’agente ha fatto spallucce ed
è andato via.
Cosa avrei
dovuto rispondere per non deludere le sue aspettative?
Mi chiamo Mork e vengo da Ork?
Sono
un cyborg venuto dal futuro per distruggere la vostra civiltà?
Sono il maligno e ti vomiterò crema di
piselli sulla divisa?
Sono un centralinista Tim/Vodafone/Wind/ 3,
vuole cambiare piano tariffario?
Solo dopo mi
si è accesa la classica lampadina. Avevo parcheggiato esattamente davanti al
negozio (che comunque ora ha cambiato gestione), in cui si è verificato, qualche tempo fa, un furto con “spaccata”... Peccato che,
con la mia auto quasi maggiorenne, corro il rischio di esplodere non appena un
moscerino mi si spiaccica sul parabrezza, figuriamoci entrare in un negozio
sfondando lo sfondabile…
3
Può un controllo
delle forze dell’ordine essere gratificante per chi lo “subisce”?
Stranamente
sì.
Questa risale
a tanti anni fa.
Come spesso
accade ai novelli fidanzatini, anche a me è toccato l’ingrato compito di
recuperare la mia fidanzata e le sue amiche da una festa.
Bene.
A quell’età
(ma a pensarci bene anche dopo), festa fa rima con alcool e, senza sapere
perché e senza sapere per come, mi sono ritrovato con tre ragazze alticce in
auto.
Attirando controlli
stradali come un camicia appena lavata le macchie di ragù, sono stato
ovviamente fermato dalla Guardia di Finanza dopo neanche 5 km.
Ricordo ancora
che il giovane finanziere mi è quasi entrato in macchina con tanto di torcia
cercando di capire perché diavolo avessi a bordo delle ragazze minorenni, tutte
tirate a lucido con minigonna e tacchi, alticce e con dei bicchieri di spumante
in mano.
A controllo
terminato, ricordo ancora il suo sguardo carico di ammirazione…
... probabilmente
mi aveva scambiato per un pappone…
2
Quest’avventura,
invece, potete recuperarla integralmente qui. In pratica, l’estate scorsa mi
hanno rubato l’auto.
Ebbene sì: la madre degli stronzi è dissenterica.
Ebbene sì: la madre degli stronzi è dissenterica.
Fatta le
denuncia la notte stessa, mi era poi toccato ritornare in caserma per
formalizzare il tutto. All'uscita, animato da una strana voglia di uccidere qualcuno a mani nude e berne il sangue, sono stato avvicinato
da un carabiniere.
Lì per lì ho
pensato che si stesse offrendo generosamente per darmi una mano…
E, invece, no:
era LUI che cercava aiuto da me.
Il poverino stava vivendo un dramma. Avendo un girovita pari al
pianeta Giove, con tutte le sue lune al seguito (e l’Enterprise in orbita), non riusciva ad entrare nell’auto che, un
suo collega, aveva abilmente parcheggiato con il lato guidatore molto vicino ad
un muro… e no, non poteva neanche entrare dal lato passeggero perché
diversamente atletico.
Trattenendo a
stento le più oscene bestemmie, ricordo di aver fatto buon viso a cattivo gioco
e di essere entrato nell’auto.
Ovviamente,
avevo anche una discreta paura di sbagliare manovra e di graffiare l’auto (anche
per via dell’emozione fanciullesca che ho provato nel poter guidare un’auto delle
forze dell’ordine).
Ricordo che il
carabiniere, percependo le mie perplessità, ha tentato anche di tranquillizzarmi con un rassicurante: “Stai
tranquillo, è un’auto normale”
Ah, sì? E io che pensavo di essere a
bordo di Supercar!
1
Infine,
ritorniamo indietro ai tempi dell’ultimo anno di liceo. Con gli amici, avevamo deciso
di passare una serata in spiaggia.
Mentre ero in
auto con un mio amico, abbiamo beccato l’immancabile auto che
procedeva a passo d’uomo (mutilato)… no, davvero, andava così lentamente da
avere i moscerini spiaccicati… sul lunotto posteriore.
Esaurita la
pazienza, il mio caro amico, dopo aver scalato la marcia e schiacciato
l’acceleratore a tavoletta manco fosse un bacherozzo, si è esibito in un sorpasso
da antologia con tanto di motore su di giri.
Roba da
manuale del giovane tamarro.
Ricordo che, a
stento, mi trattenni dal mostrare il dito medio a quella specie di bradipo
narcolettico alla guida.
Arrivati ad
una piazzola, ci fermammo per aspettare il resto del gruppo… grande fu la
nostra sorpresa (e marroni le nostre mutande), quando anche l’auto del bradipo
narcolettico si fermò accanto alla nostra.
“Bene,
vogliono pestarci per il sorpasso”, mi sussurrò il mio amico, dando prova di un
sangue freddo degno di un crotalo in ipotermia.
Io, invece,
dato che il sangue mi ha sempre fatto impressione (specialmente quando si tratta del mio), ero un pelino meno tranquillo.
Fortunatamente,
i due uomini scesi dall’auto non erano lì per pestarci… erano solo agenti
dell’antidroga (come dimostrato da un tesserino grande quando un arazzo rinascimentale).
Come nella
migliore tradizione, i due agenti decisero di esibirsi nell’originalissimo
gioco del poliziotto buono e del poliziotto cattivo: mentre uno perdeva il suo
tempo a minacciarci, letteralmente, di farci “Passare attraverso le sbarre
senza toccarle”…
…Ancora oggi, non mi è completamente chiara
la sintassi della frase…
… L’altro
cercava di estorcerci amichevolmente qualche peccatuccio con frasi del tipo:
“Ma non mi dite che non ve la siete mai fatta una canna?”. Al che ricordo di
avergli risposto, pur di dargli un contentino, “Veramente, preferisco l’alcool”.
Sì, mi rendo
conto che non è la cosa migliore da dire ad un poliziotto… ma ci teneva tanto e
pareva brutto non dargli neanche una soddisfazione.
La situazione rischiò
di precipitare quando, al mio amico, cadde un piccolo involucro di carta
stagnola mentre tirava fuori la carta d’identità.
Esatto, di quelli in cui, di solito, si nasconde il fumo...
Esatto, di quelli in cui, di solito, si nasconde il fumo...
Ricordo
benissimo che il poliziotto “cattivo”, con un trionfale “Ah-Ah!”, dopo aver
afferrato la pallina di stagnola, la portò vicino ai fari della sua auto (manco fosse Gollum con l'anello) e la
scartò piano piano, pregustando il momento in cui ci avrebbe “fatto passare
attraverso le sbarre senza toccarle”…
… salvo poi rimanere schifato quando,
all’interno, ci trovò una gomma da masticare tutta sciolta che gli si appiccicò
alle dita (eh, il karma)…
È tutto per
oggi, alla prossima!
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