mercoledì 26 ottobre 2016

Chiacchiere da Bar - Disavventure con le forze dell'ordine


Salve a tutti e benvenuti nell’Internetturbino: il blog rassicurante come una rampa di scale appena lavata e lucidata.

C’è una macchiaaaaaaaaaaaaaaahhh!

Ebbene sì, in questo post della serie Chiacchiere da Bar ho deciso di parlarvi delle mie (dis)avventure con i tutori della legge.


 
Tempo di lettura: 14 minuti circa

Tranquilli, avendo la fedina immacolata a parte qualche multa per divieto di sosta, si è trattato per lo più di semplici controlli stradali… ma, essendo chi vi scrive una discreta calamita per le stranezze della vita, devo ammettere che, solo raramente, tutto è filato liscio.

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Anni fa, in auto con amici, fui fermato ad un incrocio dalle solerti forze dell’ordine per un controllo dei documenti.
Non voglio essere polemico, ma è scientificamente provato che se butto una carta per terra (cosa che non si fa) e dall’altro lato del marciapiede un gruppo di satanisti sta compiendo un sacrificio umano, quello fermato dalla Polizia sono io.

Guarda quell’incivile che getta le cartacce! Chi vuole il cuore della vergine sacrificata per ricordo?

A controllo in corso, all’improvviso, un automobilista di passaggio ha la geniale idea di lasciare circo mezzo chilo di pneumatici sull’asfalto con un’epica sgommata a pochi metri dalla pattuglia.
Essendo nel pieno del controllo dei documenti, ma non potendo ignorare una tale infrazione, l’agente al grido di: “Tutto a posto, tutto a posto!”, ci lanciò letteralmente i documenti in auto (prendendomi in faccia) per poi lanciarsi all’inseguimento.

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Poco tempo dopo, ed a pochi metri dal sopracitato incrocio, mi sono imbattuto in un altro controllo diversamente normale. Era sera e, con la solita comitiva, eravamo in un parcheggio ad aspettare un amico che abitava lì vicino. Essendo pieno inverno, ci eravamo comprensibilmente imbacuccati manco fossimo Beppe Grillo che dribla i giornalisti.

Onestà!

Che ve lo dico a fare, probabilmente insospettita dalla presenza di una mezza dozzina di ragazzi in un parcheggio in una fredda notte invernale, una pattuglia di passaggio pensò bene di accostare per vederci chiaro. Pur non ritenendo di avere una faccia da criminale, l’agente di turno si rivolse ovviamente al sottoscritto, chiedendo: “Che ci fate qui?”. Ingenuamente, avendo intravisto l’amico che stavamo aspettando avvicinarsi, risposi: “Stiamo aspettando lui!”.
Sfortunatamente il mio amico, freddoloso come pochi, aveva avuto la geniale idea di uscire di casa indossando praticamente un passamontagna.

Scusate il ritardo!

Risultato?
Mezz’ora della mia vita spesa in un approfondito controllo documenti.
A piedi, in un parcheggio.
Record mondiale.

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A pensarci bene, quella non è stata l’unica volta in cui sono stato avvicinato dalle forze dell’ordine da fermo. Anni fa, da bravo cavaliere di altri tempi, ero passato a prendere la mia ragazza da casa.
Come tutti saprete, le donzelle tendono ad avere una concezione dello spazio tempo leggermente diversa da noi uomini… roba di poco conto, ovviamente:

“Sono pronta”: 15 minuti di ritardo
"5 minuti e arrivo": 30 minuti di ritardo
“Scusa, ho avuto un contrattempo e sono un po’ in ritardo”: un’era geologica di ritardo

Mentre le ragnatele iniziavano a crescermi addosso durante l’attesa, mi si affianca un’auto della Polizia.
Affacciandosi dal finestrino, uno dei due agenti nella volante mi domanda: “Che stai facendo qui?”. Al che, comprensibilmente scazzato, gli rispondo: “Sto aspettando la mia ragazza…”.
A quel punto, dev’essere scattata quella solidarietà e quell’empatia tutta maschile che nasce, forte e  spontanea, davanti ad un dramma comune.
Ricordo benissimo che l’espressione dell’agente si incupì e, con un filo di voce (e con occhio lucido), mi sussurrò dolcemente: “Ah, ho capito… mi scusi”, prima di ripartire sparendo nella notte...

Non importa la condizione sociale, lavorativa, il credo religioso, il colore della pelle, o l’ideologia politica. Davanti al ritardo di mogli e fidanzate siamo tutti fratelli…

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Questa è simile alla precedente, ma è accaduta una settimana fa. Dopo una serata con gli amici, sono salito in auto per riaccompagnare tutti a casa quando, sorprendentemente (beh, mica tanto, visto che mi capita abbastanza spesso...), un’auto della polizia mi è passata accanto… salvo poi fermarsi, fare retromarcia ed accostarsi.
Con l’ingenuità tipica di uno che non si aspetta di essere cazziato mentre se ne sta per i fatti suoi, ho fatto cenno all’agente che stavo andando via, nel caso avesse avuto intenzione di parcheggiare al mio posto (in quella zona della città il parcheggio è un’utopia).
L’agente mi ha sorriso, ha abbassato il finestrino e mi ha detto: “Che state facendo qui?”.
Eccheppalle!
“Ci stiamo ritirando”, ho risposto io che non vedevo l’ora di iniziare un’intensa sessione di petting con il mio letto.
Non pienamente soddisfatto della risposta, l’agente ci ha incalzato: “Siete di qui?”.
Alla nostra risposta affermativa, credendoci sulla fiducia, l’agente ha fatto spallucce ed è andato via.
Cosa avrei dovuto rispondere per non deludere le sue aspettative?

Mi chiamo Mork e vengo da Ork?
Sono un cyborg venuto dal futuro per distruggere la vostra civiltà?
Sono il maligno e ti vomiterò crema di piselli sulla divisa?
Sono un centralinista Tim/Vodafone/Wind/ 3, vuole cambiare piano tariffario?


Solo dopo mi si è accesa la classica lampadina. Avevo parcheggiato esattamente davanti al negozio (che comunque ora ha cambiato gestione), in cui si è verificato, qualche tempo fa, un furto con “spaccata”... Peccato che, con la mia auto quasi maggiorenne, corro il rischio di esplodere non appena un moscerino mi si spiaccica sul parabrezza, figuriamoci entrare in un negozio sfondando lo sfondabile

3

Può un controllo delle forze dell’ordine essere gratificante per chi lo “subisce”?
Stranamente sì.
Questa risale a tanti anni fa.
Come spesso accade ai novelli fidanzatini, anche a me è toccato l’ingrato compito di recuperare la mia fidanzata e le sue amiche da una festa.
Bene.
A quell’età (ma a pensarci bene anche dopo), festa fa rima con alcool e, senza sapere perché e senza sapere per come, mi sono ritrovato con tre ragazze alticce in auto.
Attirando controlli stradali come un camicia appena lavata le macchie di ragù, sono stato ovviamente fermato dalla Guardia di Finanza dopo neanche 5 km.
Ricordo ancora che il giovane finanziere mi è quasi entrato in macchina con tanto di torcia cercando di capire perché diavolo avessi a bordo delle ragazze minorenni, tutte tirate a lucido con minigonna e tacchi, alticce e con dei bicchieri di spumante in mano.
A controllo terminato, ricordo ancora il suo sguardo carico di ammirazione… 

... probabilmente mi aveva scambiato per un pappone…


2

Quest’avventura, invece, potete recuperarla integralmente qui. In pratica, l’estate scorsa mi hanno rubato l’auto.
Ebbene sì: la madre degli stronzi è dissenterica.
Fatta le denuncia la notte stessa, mi era poi toccato ritornare in caserma per formalizzare il tutto. All'uscita, animato da una strana voglia di uccidere qualcuno a mani nude e berne il sangue, sono stato avvicinato da un carabiniere.
Lì per lì ho pensato che si stesse offrendo generosamente per darmi una mano…
E, invece, no: era LUI che cercava aiuto da me.
Il poverino stava vivendo un dramma. Avendo un girovita pari al pianeta Giove, con tutte le sue lune al seguito (e l’Enterprise in orbita), non riusciva ad entrare nell’auto che, un suo collega, aveva abilmente parcheggiato con il lato guidatore molto vicino ad un muro… e no, non poteva neanche entrare dal lato passeggero perché diversamente atletico.
Trattenendo a stento le più oscene bestemmie, ricordo di aver fatto buon viso a cattivo gioco e di essere entrato nell’auto.
Ovviamente, avevo anche una discreta paura di sbagliare manovra e di graffiare l’auto (anche per via dell’emozione fanciullesca che ho provato nel poter guidare un’auto delle forze dell’ordine).
Ricordo che il carabiniere, percependo le mie perplessità, ha tentato anche di tranquillizzarmi con un rassicurante: “Stai tranquillo, è un’auto normale”

Ah, sì? E io che pensavo di essere a bordo di Supercar!

1

Infine, ritorniamo indietro ai tempi dell’ultimo anno di liceo. Con gli amici, avevamo deciso di passare una serata in spiaggia.
Mentre ero in auto con un mio amico, abbiamo beccato l’immancabile auto che procedeva a passo d’uomo (mutilato)… no, davvero, andava così lentamente da avere i moscerini spiaccicati… sul lunotto posteriore.
Esaurita la pazienza, il mio caro amico, dopo aver scalato la marcia e schiacciato l’acceleratore a tavoletta manco fosse un bacherozzo, si è esibito in un sorpasso da antologia con tanto di motore su di giri.
Roba da manuale del giovane tamarro.
Ricordo che, a stento, mi trattenni dal mostrare il dito medio a quella specie di bradipo narcolettico alla guida.
Arrivati ad una piazzola, ci fermammo per aspettare il resto del gruppo… grande fu la nostra sorpresa (e marroni le nostre mutande), quando anche l’auto del bradipo narcolettico si fermò accanto alla nostra.
“Bene, vogliono pestarci per il sorpasso”, mi sussurrò il mio amico, dando prova di un sangue freddo degno di un crotalo in ipotermia.
Io, invece, dato che il sangue mi ha sempre fatto impressione (specialmente quando si tratta del mio), ero un pelino meno tranquillo.
Fortunatamente, i due uomini scesi dall’auto non erano lì per pestarci… erano solo agenti dell’antidroga (come dimostrato da un tesserino grande quando un arazzo rinascimentale).
Come nella migliore tradizione, i due agenti decisero di esibirsi nell’originalissimo gioco del poliziotto buono e del poliziotto cattivo: mentre uno perdeva il suo tempo a minacciarci, letteralmente, di farci “Passare attraverso le sbarre senza toccarle”…

…Ancora oggi, non mi è completamente chiara la sintassi della frase…

… L’altro cercava di estorcerci amichevolmente qualche peccatuccio con frasi del tipo: “Ma non mi dite che non ve la siete mai fatta una canna?”. Al che ricordo di avergli risposto, pur di dargli un contentino, “Veramente, preferisco l’alcool”.
Sì, mi rendo conto che non è la cosa migliore da dire ad un poliziotto… ma ci teneva tanto e pareva brutto non dargli neanche una soddisfazione.
La situazione rischiò di precipitare quando, al mio amico, cadde un piccolo involucro di carta stagnola mentre tirava fuori la carta d’identità.
Esatto, di quelli in cui, di solito, si nasconde il fumo...
Ricordo benissimo che il poliziotto “cattivo”, con un trionfale “Ah-Ah!”, dopo aver afferrato la pallina di stagnola, la portò vicino ai fari della sua auto (manco fosse Gollum con l'anello) e la scartò piano piano, pregustando il momento in cui ci avrebbe “fatto passare attraverso le sbarre senza toccarle”…

… salvo poi rimanere schifato quando, all’interno, ci trovò una gomma da masticare tutta sciolta che gli si appiccicò alle dita (eh, il karma)…

È tutto per oggi, alla prossima!

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